"Didattica a distanza, siamo rassegnati Ma non si potrà andare avanti a lungo"

I genitori: "Adesso dobbiamo unire le forze per rilanciare un patto educativo"

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Sulla didattica a distanza si sono messi il cuore in pace. Anche perché "abbiamo notato gli sforzi che il governo ha fatto per tenere aperte le scuole il più possibile: è un bel segnale, a differenza di quanto è avvenuto a primavera". Però questa nuova ondata del virus e questo nuovo lockdown ‘dolce’, deve essere l’occasione per compiere un salto di qualità nella proposta educativa dei ragazzi e degli adolescenti. Dal Coordinamento provinciale Genitori di Modena non arrivano accuse o polemiche, ed è merce sempre più rara di questi tempi. Ma l’invito, per bocca del coordinatore Giuseppe Stefani, a unire le forze per rilanciare un "patto educativo".

La didattica a distanza è un boccone amaro per le famiglie. "Non nascondo che ci arrivano ogni giorno tante chiamate di genitori preoccupati per i figli che si ritrovano a stare tre, quattro o cinque ore dietro il computer per seguire le lezioni. Con questa modalità non si potrà andare avanti ancora a lungo".

Che problemi evidenziate in merito alle lezioni a remoto?

"In primo luogo non tutti gli studenti hanno a disposizione gli strumenti per collegarsi da casa, questo nonostante gli sforzi che le scuole e la Regione hanno fatto per dotare le famiglie più in difficoltà di computer e connessione internet. E poi un conto è fare didattica digitale integrata nei licei, un conto è proporla negli istituti tecnici o professionali. Tra l’altro in questo ultimo Dpcm si parla di didattica a distanza ad eccezione delle ore di laboratorio… ma negli istituti professionali le lezioni in laboratorio sono quattro giorni su cinque! Ci sono diverse esperienze in Italia di Dad innovativa e capace di coinvolgere i ragazzi in maniera più accattivante".

Come giudica l’attività a scuola a settembre e ottobre?

"Incontriamo i presidenti dei Consigli d’istituto e i comitati dei genitori ogni 15 giorni per fare il punto sulla situazione. Le dirò che lo sforzo degli insegnanti e dei dirigenti scolastici per cercare di far fronte a questa situazione molto pesante è evidente a tutti ed è apprezzato".

Quindi nessuna polemica verso il mondo della scuola.

"Ci vorrebbe un po’ più di chiarezza e il coraggio di dire che le scuole non sono luoghi di diffusione del Covid. Sì, ci sono classi in quarantena, ma in percentuale esistono posti molto più pericolosi. La scuola sta pagando per difficoltà esterne. Per esempio quella dei trasporti".

Quindi come se ne esce?

"Con un’opera di educazione e di convincimento, sia da parte della scuola che dei genitori, per far capire ai ragazzi i rischi a cui vanno incontro. È il momento di mettere in campo tutto quello che è possibile per far capire ai ragazzi la necessità di avere comportamenti corretti".

Paolo Tomassone