"Didattica ’mista’, è la soluzione peggiore"

Gli insegnanti del ’Selmi’ chiedono di tornare in presenza al 60%: "Così potremmo avere classi interamente in aula o a distanza"

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Alcuni ragazzi davanti al Polo Leonardo.

Chiedono una deroga alla regola, imposta dal Governo, di riportare in classe il 70% degli studenti delle superiori, sostendeno che la scuola può ’sopportare’ un tasso di presenze non superiore al 60%. E’ un nutrito gruppo di professori dell’istituto Selmi di Modena - una cinquantina le firme raccolte - ad avanzare la proposta indirizzata alla dirigente scolastica.

"Per attuare quanto stabilito dall’ultimo Dpcm e le indicazioni recepite dalla Prefettura di Modena, che chiede la presenza almeno al 70%, siamo stati costretti a introdurre lo scaglionamento in entrata e in uscita e la presenza di diverse classi al 50%, a rotazione. Questo comporta diversi problemi – spiegano i docenti – In primo luogo lo scaglionamento, per non decurtare il tempo scuola, prevede ore di lezione in Dad tra le 15 e le 17. I ragazzi che arrivano dalla provincia in molti casi non riescono a rientrare in tempo per collegarsi. Inoltre gli studenti che entrano alle 10 devono consumare il pasto a scuola, in 20 minuti, nella stessa aula e nello stesso banco in cui seguono le lezioni; questo per più giorni consecutivi. Infine, la motivazione certamente più grave, è di ordine didattico: avere classi in presenza al 50% obbliga a una modalità blended (mista) che, come già verificato a inizio anno, si è rivelata altamente inefficace. Come può sapere solo chi si occupa di gestione d’aula, a meno che non si abbiano postazioni informatizzate individualizzate, questa modalità è più esclusiva della didattica a distanza per tutta la classe". Avere a scuola il 60% degli studenti, anziché il 70%, permette di fare lezione a classi intere, una settimana in presenza ospitate nelle aule più grandi, e una settimana in dad. Con le lezioni in modalità mista (metà classe presente e metà a casa), per i principi della comunicazione non verbale, dicono i professori, "è impossibile prestare attenzione contemporaneamente al gruppo in presenza e ai singoli a distanza, a meno che non si attivino particolari strategie che chiedono formazione e non sono certo improvvisabili nell’arco di due giorni. Inoltre, – aggiungono gli insegnanti – l’orario così inevitabilmente riorganizzato, rende impossibile proseguire attività formative essenziali calendarizzate nel pomeriggio, come ad esempio il First, per le quali gli studenti in alcuni casi hanno anche pagato quote d’iscrizione".

Come gruppo di docenti che da tempo si occupa all’interno dell’istituto di gestione d’aula e di strategie didattiche innovative, "pensiamo – prosegue la lettera – che lo sforzo legato al necessario cambiamento organizzativo richiesto a studenti, famiglie, docenti e personale scolastico tutto, sarebbe accettabile se si potesse garantire il 100% della presenza degli studenti, ma dato che per limiti di capienza della nostra struttura ciò non è possibile chiediamo di derogare (per motivi didattici) alla regola del 70%, e di avere in presenza il 60% degli studenti".

Secondo i docenti questo permetterebbe "di evitare la modalità blended (apprendimento misto, che riteniamo poco inclusiva) e lo scaglionamento degli ingressi (che aumenta notevolmente il disagio dei ragazzi, perché li obbliga a pranzare in venti minuti e in aula, in un momento dove non è permesso pranzare al chiuso nei ristoranti), e in molti casi li fa arrivare a casa a ora molto tarda".

Un problema, quello del rientro a casa nel tardo pomeriggio, sollevato dagli stessi studenti che lamentano l’impossibilità di studiare, fare sport e avere tempo libero.