
L’arcivescovo Erio Castellucci con il vicario generale di Modena Giuliano Gazzetti
Ora c’è una data. La definitiva unificazione delle diocesi di Modena e di Carpi potrebbe avvenire il 1° gennaio 2026, solennità di Maria Madre di Dio e Giornata mondiale per la pace. La novità è emersa ieri sera, come corollario dell’assemblea di chiusura dell’anno pastorale presso la parrocchia di Gesù Redentore: "Già il prossimo settembre potremo procedere con l’unificazione di uffici e servizi delle diocesi. Servirà un po’ di rodaggio ma ci auguriamo che tutto possa iniziare bene – ha spiegato l’arcivescovo Erio Castellucci –. Il lavoro sui territori compete alle diocesi quindi può andare avanti, ma per l’unificazione giuridica e amministrativa dobbiamo invece riferirci al Vaticano". L’ipotesi è appunto di far partire la ‘nuova’ diocesi con l’anno solare, anche per agevolare la stesura dei bilanci. Il cammino dell’unificazione comunque procede, "e l’elemento più positivo emerso in questi mesi è una sostanziale omogeneità di desiderio di obbedire alla Santa Sede in modo costruttivo: non ci sono state forme di arroccamento – ha aggiunto don Erio –. Con il confronto di tante idee, credo che si sia trovata una buona convergenza, in tempi quasi da conclave".
Le linee conduttrici del cammino verso la nuova diocesi sono state il filo conduttore anche dell’assemblea (a cui hanno preso parte sacerdoti e fedeli da tutte le parrocchie), aperta da un’accorata riflessione dell’arcivescovo sul conflitto israelo – palestinese e da una preghiera universale per la pace. Nella sua introduzione ai lavori, monsignor Castellucci ha quindi richiamato l’importanza di essere "in ascolto dei segni dei tempi", anche nel percorso verso la diocesi unica: "Cerchiamo di farne un’occasione e non solo una necessità", ha detto. Un richiamo alla partecipazione, al senso di comunità e alla sinodalità ribadito anche da monsignor Giuliano Gazzetti, vicario generale per l’arcidiocesi di Modena, che ha ripercorso i temi – ancora attuali – del convegno Cei di Verona del 2006: anche nelle nostre Chiese locali, nelle comunità o nelle parrocchie può serpeggiare il tarlo dell’individualismo. Monsignor Maurizio Trevisan, vicario per la pastorale dell’arcidiocesi di Modena, ha spiegato le linee della riorganizzazione: grande importanza avranno i cinque nuovi vicariati che dovranno essere il raccordo fra il centro e i territori su due àmbiti fondamentali della vita della Chiesa, l’annuncio e la prossimità. Il vicariato più grande sarà quello di Modena, con Bastiglia e Nonantola, circa 200mila abitanti, seguito dalla Pedemontana, 12 Comuni da Vignola a Maranello e 165mila abitanti, poi il vicariato di Carpi (con 5 Comuni e 110mila abitanti) e quello della Bassa (da Ravarino a Finale, 11 Comuni e 102mila abitanti). Il vicariato della montagna, 56mila abitanti in 17 località diverse, compresa Montegibbio, è il meno popolato ma anche quello che abbraccia più Comuni. La revisione delle Curie porterà a trasformare gli uffici in servizi con articolazioni anche nei vicariati (per esempio un servizio Caritas, o un servizio di pastorale della salute e della disabilità) chiedendo un coinvolgimento diretto anche di laici disponibili. Da parte sua, don Claudio Bellini, vicario per la pastorale di Carpi, ha sottolineato l’esigenza di tenere al centro il tema della pace: sarà quasi certamente l’elemento chiave del prossimo anno pastorale che si aprirà il 20 settembre. A suggello dell’assemblea, un lungo applauso, un ringraziamento e un augurio speciale per don Erio che proprio ieri ricordava i dieci anni dalla sua nomina ad arcivescovo di Modena.