"Dissesto, serve autonomia o non se ne esce"

Dopo i danni da maltempo, Demanio e norme nel mirino. L’assessore Nizzi di Fiumalbo: "Lasciate curare l’ambiente a chi lo vive"

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Nuova allerta ‘gialla’ in Appennino, oggi, per precipitazioni piovose ‘anche a carattere temporalesco persistente ed organizzato’, acuite da venti forti. Ieri intanto si è proseguito nella rimozione di macerie e piante abbattute a causa del nubifragio di giovedì notte. Riaperto il collegamento da Fiumalbo—Rotari per raggiungere la frazione Tagliole di Pievepelago e il lago Santo (ieri meta di vari turisti). A Pieve resta grave la situazione dell’area del laghetto Oasi Serena dopo il crollo della strada di accesso. Per ora è raggiungibile solo a piedi; allo studio come trovare una viabilità alternativa per raggiungerlo in auto e camper e per togliere dall’isolamento la locale ditta artigianale con frantoio. Intanto lungo i fiumi il triste spettacolo degli alberi abbattuti dalla forza dell’acqua; molte piante sono rimaste contro i piloni dei ponti del torrente Scoltenna e dei suoi affluenti. Dopo che Fiumalbo l’altra notte ha rischiato l’allagamento della parte bassa del paese, viene messa sotto accusa la scarsa manutenzione dei letti dei fiumi e delle troppe piante pericolanti sulle sponde. Vengono chiesti sia maggiori interventi dagli enti preposti (come i consorzi di Bonifica) che una maggiore autonomia locale in questo settore. L’assessore comunale di Fiumalbo Gabriele Nizzi, anche caposquadra dei vigili del fuoco volontari dell’alto Frignano, ribadisce la difficile situazione: "Quando si vuole intervenire direttamente – dice – appena si tocca un albero si viene fermati con multe e possibili azioni penali. Chiediamo più autonomia locale per continuare a fare quello che per secoli hanno fatto i nostri avi per la salvaguardia dell’ambiente".

Vari comuni appenninici, tra cui Pievepelago e Fiumalbo, hanno adottato ordinanze che obbligano i frontisti alle strade a mantenere un adeguato stato del verde privato; ma se i privati spesso provvedono, altrettanto non fa il Demanio statale. Alberi che però sono ‘intoccabili’ anche dopo la loro caduta lungo i corsi dei fiumi, in quanto su proprietà demaniale: ad alcune persone che hanno chiesto se potevano rimuoverli e utilizzarli come legname (come si faceva in passato) è invece risultato proibito dalle norme. Col risultato che in occasione di altre piene vi è il rischio di ulteriore intasamento di ponti e dighe. Negli ultimi anni non sono mancate anche strade lungo i fiumi appenninici ‘erose’ da piene senza controllo ed anche abitazioni a crescente rischio idro-geologico, ma le ultime leggi relative agli interventi urgenti nelle aree a rischio idrogeologico, invece di alleggerirle, hanno appesantito le procedure. Grave anche la situazione delle briglie e del fondo fluviale: da tempo si auspica che la Regione stanzi più fondi. I cittadini insorgono sui social: "Adesso con ‘due soldi’ si ripristinerebbero briglie e sponde, senza arrecare danni. Fra qualche anno, persistendo l’incuria, si avranno costi decuplicati".

Giuliano Pasquesi