"Diteci cos’è successo dentro quella Cra"

Il racconto: "Fino a dieci giorni prima tutto andava bene, poi il tragico annuncio"

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"Mi dicevano che tutto andava bene. Che mio padre aveva sintomi lievi e un po’ di tosse e che la situazione contagi era sotto controllo. Invece mio padre in 48 ore è deceduto e ho saputo solo dopo che all’interno della struttura c’erano almeno diciotto vittime. Voglio solo sapere se è stato fatto tutto il possibile per salvare gli ospiti". Così Marino Magnavacca, figlio di uno degli anziani deceduti nella residenza San Giovanni Bosco, al centro di una recente ispezione dei Nas e di un fascicolo conoscitivo aperto dalla procura dopo i diversi esposti presentati dai familiari degli anziani. Nei giorni scorsi, proprio per far luce sui decessi nelle Cra, è nato un comitato composto dai tanti parenti delle vittime che chiedono di far luce sulle morti e del quale entrerà a far parte Magnavacca. "Fino ad un certo momento, parliamo di dieci giorni prima del decesso, tutto andava bene secondo gli operatori. Quattro giorni prima che mio padre morisse mi hanno comunicato che aveva un po’ di febbre. Subito hanno allertato per il tampone e lo hanno trovato positivo. La febbre è però scomparsa; mangiava e aveva solo un po’ di tosse. Poi la doccia fredda: mi hanno chiamando dicendo che mio padre non respirava bene e che avevano allertato il dottore il quale aveva consigliato il ricovero: il giorno dopo è morto. Secondo i medici – continua Magnavacca – all’arrivo in ospedale era in una situazione critica eppure ci avevano detto pochi giorni prima che era tutto sotto controllo. Evidentemente non lo era anche perché ho scoperto che c’erano già 18 vittime. Io e mia sorella eravamo sufficientemente tranquilli; nonostante papà avesse 92 anni perché non ci avevano fatto capire la gravità. Ora vogliamo sapere cosa è successo".

Se come la San Giovanni Bosco sono diverse le case protette dove si sono verificate vere e proprie stragi di anziani, a circa due mesi dall’inizio dell’emergenza Covid-19 sembra stia invece evolvendo in modo favorevole per gli ospiti delle strutture gestite dall’Asp dei Comuni modenesi dell’Area Nord. In particolar modo all’Augusto Modena di San Felice sul Panaro, il servizio più colpito dal virus, ben 21 ospiti si sono negativizzati: a seguito delle cure e del successivo doppio tampone possono essere ritenuti clinicamente guariti ma manterranno comunque un periodo di isolamento di due settimane. Considerando che 18 ospiti non si sono mai ammalati, ad oggi la struttura ha 48 residenti di cui nove positivi e 39 negativi. Per quanto riguarda le altre due case residenza gestite da Asp, nel Cisa di Mirandola dei sette ospiti del nucleo Covid solo uno è ancora positivo, mentre due sono in attesa del secondo tampone e quattro sono clinicamente guariti. Il virus invece è rimasto fuori dalla Torre dell’Orologio di Finale Emilia.