di Paolo Tomassone Bisogna continuare a prenderli per la gola. I turisti, italiani e stranieri, vengono a Modena perché vogliono mangiare, vogliono scoprire dove si produce l’aceto balsamico e il Parmigiano Reggiano, ma vogliono anche imparare a fare la sfoglia per tortellini e tagliatelle. "Questa è la strada giusta, dobbiamo continuare a camminare, anzi a correre in questa direzione" si è detto ieri pomeriggio nel corso del convegno ‘Ristorazione e tipicità, driver di attrattività turistica dei territori’ organizzato al termine dell’assemblea di Confcommercio. Il turismo sarà una delle principali leve su cui insistere per trainare la provincia fuori dalla crisi dopo due anni di pandemia. E i numeri confermano la tendenza in crescita percepita da tutti gli operatori turistici, gli amministratori, i rappresentanti delle associazioni seduti al tavolo dei relatori. Nel 2019 il valore aggiunto del turismo a Modena valeva il 5,1% del totale provinciale: nel settore lavorano quasi seimila imprese, pari al 7,4% del totale delle attività registrate alla Camera di commercio; gli addetti nel turismo e nell’accoglienza sono 20.388, il 6,9% del totale dei lavoratori. "Abbiamo bisogno di politiche attive da parte delle amministrazioni affinché ci sia una ripartenza vera, quindi meno burocrazia e più comunicazione sulle attività rivolte al turismo per riporci ai livelli importanti che avevamo visto prima pandemia – chiede il presidente provinciale di Confcommercio, Tommaso Leone –. Ben venga il Motor Valley Fest, ma non rappresenti una parentesi che dura solo due settimane". Come emerge dai dati di Unioncamere, da almeno sei anni (se si escludono ovviamente i due anni di restrizioni a causa del Covid-19) i turismi in provincia sono in aumento: dai 592mila del 2016 (di cui 406mila stranieri) ai circa 721mia del 2019 (di cui 501.500 stranieri) per un totale di 1,7 milioni di pernottamenti. In aumento, anche in tempo di pandemia, i turisti ...
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