Doping e droga, Riccò rischia il processo

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CESSIONE di sostanze dopanti e stupefacenti durante i ‘party’ privati tra amici ‘di sella’. Atleti e preparatori della zona delle ceramiche che si rifonivano in un negozio di biciclette per poi scambiarsi la ‘roba’. Rischia il processo anche il ‘Cobra’ Riccardo Riccò: venerdì, infatti, il giudice - che ieri ha rinviato per repliche - deciderà se mandarlo o meno a giudizio. Il noto atleta, che ha sempre negato ogni addebito in merito alla vicenda, attraverso i propri legali Fiorenzo e Alberto Alessi del foro di Rimini, ha infatti optato per il rito ordinario. La difesa, ieri, ha chiesto ovviamente il non luogo a procedere per il proprio assistito. Gli altri sette imputati hanno invece scelto riti alternativi: in cinque hanno patteggiato una pena tra un anno e un anno e due mesi di carcere mentre per altri due amici del Cobra è stato incardinato l’abbreviato.

Le imputazioni nei confronti di Riccò, rettificate dal pm all’udienza del marzo 2018, parlano di somministrazione di Cera, Epo e Contramal ad altri imputati a Formigine e detenzione e cessione ad uno di questi di stupefacenti - cocaina - per una quantità non precisata.

Il processo, di cui si è celebrata ieri l’udienza preliminare, ruota attorno all’inchiesta dei carabinieri, datata 20132014 che aveva messo in luce un traffico di sostanze dopanti ‘coperto’ da un negozio della zona pedemontana, base per l’arrivo della merce e per gli scambi tra ciclisti amatoriali, tra cui il Cobra che da tempo vive a Tenerife, dove ha aperto una gelateria. Secondo gli accertamenti del Nas, all’interno del negozio destinato alla compravendita di biciclette e di proprietà di un pavullese, sarebbero state vendute le sostanze in questione, acquistate in Toscana presso canali illeciti.

Indagini che si basano in particolare su intercettazioni telefoniche in cui gli imputati parlano dello scambio di sostanze e su un modesto sequestro delle stesse nelle abitazioni e nei negozi degli indagati. Per quanto riguarda Riccò, si parla di cessione di una non meglio identificata quantità di Epo o sostanza dopante Cera, ma anche del farmaco Contramal ad uno degli altri indagati che, a sua volta, avrebbe ceduto sostanze al ciclista formiginese. Per alcuni dei ciclisti finiti nel mirino dei Nas l’accusa è anche assunzione di farmaci illegali volti ad alterare le proprie prestazioni atletiche. La merce sarebbe stata fornita anche da un altro indagato che ufficialmente si occupava della vendita di integratori sportivi. Farmaci acquisiti anche in questo caso attraverso canali illegali; tra cui ospedali nel casertano. Sette degli otto indagati, tra cui Riccò, risultano residenti in zona e sono tutti legati al mondo delle corse ciclistiche a livello dilettantistico.

PARLIAMO di un 56enne napoletano residente Modena, di un vignolese 27enne residente nel bolognese e ancora di un preparatore atletico di 45anni di Formigine. Indagati anche un pavullese di 44 anni, un 42enne residente a Maranello, un 39enne leccese e di un casertano 32enne.

«Riccardo si è dichiarato da subito innocente e del tutto estraneo alla vicenda – afferma l’avvocato Fiorenzo Alessi – nelle indagini non si fa riferimento neppure ai presunti dosaggi di sostanze presumibilmente cedute dagli atleti. Riccò ha scelto di andare a giudizio: non faremo riti alternativi». La decisione è prevista per venerdì.