STEFANO FOGLIANI
Cronaca

Dossieraggi in Kerakoll, per il giudice inutilizzabili mail e chat sequestrate

Per la Gup torinese Manuela Accurso il materiale è stato acquisito senza un provvedimento motivato dell’autorità giudiziaria.

Per la Gup torinese Manuela Accurso il materiale è stato acquisito senza un provvedimento motivato dell’autorità giudiziaria.

Per la Gup torinese Manuela Accurso il materiale è stato acquisito senza un provvedimento motivato dell’autorità giudiziaria.

Colpo di scena ieri a Torino all’udienza preliminare per i presunti dossieraggi illegali in cui compare anche la Kerakoll di Sassuolo. Nella conclusione indagine gli inquirenti torinesi ipotizzano la costruzione di prove false, ma anche l’uso di escort per incastrare dirigenti sgraditi. Le accuse per i quasi trenta indagati del filone torinese vanno da corruzione all’associazione a delinquere finalizzata alle interferenze nella vita privata: per conto di alcuni clienti avrebbero spiato illegalmente imprenditori e dirigenti di alcune società, utilizzando anche gli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine. A rischiare il processo anche i figli del patron Sghedoni che, su richiesta dell’avvocato Chiappero, hanno ottenuto di essere giudicati a Modena.

Ebbene, la gup Manuela Accurso Tagano ha dichiarato l’inutilizzabilità di una mole di email e chat acquisite dalla procura nel corso delle indagini. La giudice si è basata su una pronuncia del 2023 della Corte Costituzionale sul concetto di "corrispondenza" (la cosiddetta ‘sentenza Renzì in un procedimento in cui l’ex premier era indagato a Firenze) e ha ribadito che, in questi casi, per procedere a un sequestro occorre un provvedimento motivato dell’autorità giudiziaria. Secondo uno degli avvocati difensori, Fabrizio Siggia, il provvedimento "investe una parte preponderante del materiale, tanto che per quel che ci riguarda ora non c’è più niente". Durante le indagini la Cassazione era già intervenuta annullando una serie di sequestri che però, in seguito, la procura aveva ripetuto. L’avvocato Siggia è il legale di Riccardo Ravera, carabiniere in congedo che, con il nome in codice di Arciere, nel 1993 fece parte della squadra che catturò Totò Riina. In aula ha sollevato un’altra questione, relativa alle modalità con cui la procura prelevò non meno di 14 mila messaggi di posta elettronica riconducibili all’account di Ravera. A suo giudizio era necessario inoltrare una richiesta a Google tramite rogatoria: in assenza di questo passaggio non è da escludere che gli investigatori abbiano aggirato il problema utilizzando indebitamente la password di Ravera. La giudice non si è pronunciata perché la corrispondenza, considerata irrilevante, non è stata inserita nel fascicolo processuale. In ogni caso la procura afferma che si è trattato di normali operazioni di copia forense che sono state debitamente messe a verbale.