«Dossieraggio? Falso, mai contatti con Morelli»

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L’EX VICE sindaco Simone Morelli dovrà rispondere davanti ad un giudice del reato di tentata concussione per la questione del dehors. Il Pm Claudia Natalini ha chiesto infatti il rinvio a giudizio per tale capo di accusa. Ma Morelli resta indagato anche per un altro reato: tentata diffamazione, insieme al leghista Stefano Soranna, ai danni del sindaco Alberto Bellelli. Su tale capo di accusa il Pm pare non aver ancora sciolto la riserva.

«Siamo in attesa della determinazione del Pm sul reato di tentata diffamazione», sottolinea l’avvocato Nicola Termanini, legale del sindaco Bellelli.

Sul punto interviene il leghista Soranna, per spiegare la sua posizione: «Non ho ricevuto dalla Procura alcuna comunicazione formale di rinvio a giudizio per un ipotetico tentativo di diffamazione ai danni dell’attuale sindaco di Carpi. Anche perché, il procedimento risulta ancora pendente in fase di indagini».

«Come ho avuto modo di ribadire al Pubblico ministero – prosegue il leghista – nel corso di un lungo, e continuo a sperare, proficuo interrogatorio, la mia attività mi era apparsa lecita. Cosa feci è noto e non permane, sui fatti, alcun dubbio, alcuna ombra. È emerso che non ebbi mai contatti con il vicesindaco Morelli che nemmeno conoscevo. È emerso che mi limitai a trasmettere ad un giornalista la bozza di una interrogazione che era in procinto di avanzare un consigliere regionale. E mi limitai a trasmettere al giornalista il numero di telefono (ufficiale) della segreteria del Consigliere regionale. Nessun’altra attività. Non feci commenti. Non feci illazioni. Nemmeno in via ‘confidenziale’. Non feci alcuna attività di ‘dossieraggio’».

Soranna si dichiara completamente estraneo alla vicenda. «Credo di aver ben motivato con il Pm quali argomenti oggettivi confermano che in me non ci fosse alcuna volontà di attentare all’onore e al decoro del sindaco».

«Se avessi voluto diffamare – puntualizza – avrei trasmesso commenti. Considerazioni. Avrei fatto illazioni, allusioni. Magari trincerandomi dietro una espressa richiesta di ‘riservatezza e confidenzialità’. Non feci nulla di tutto questo. Consegnai il testo di una interrogazione (in bozza) e i documenti ufficiali ad essa allegati e trasmisi al giornalista il contatto diretto con l’autore della bozza dell’interrogazione. Ritengo questo modo di fare perfettamente lecito; in ogni caso, qualora la scelta della Procura fosse quella del rinvio a giudizio, ho la convinzione che verrà accertata la mia estraneità da ogni ipotesi di dossieraggio o di diffamazione nei confronti del sindaco».