"Eccidio Fonderie, vietato dimenticare"

Ieri commemorazione nel 72° anniversario della strage. Il sindaco Muzzarelli: "Questo luogo deve continuare a generare memoria attiva"

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Ermanno Appiani ogni 9 gennaio ritorna bambino. Oggi ha 80 anni ma quel giorno di 72 anni fa è scolpito dentro di lui; ogni anno di fronte a quel cippo con la foto di papà Angelo insieme ad altri bei volti di giovani il cuore gli si apre e le lacrime gli balzano agli occhi . "Non avevo neanche 9 anni – racconta - di quella giornata ricordo tutto perchè andavo a scuola in via Paolo Ferrari e quel lunedì mattina ci fecero stare a casa e non ci lasciarono andare in strada. Eravamo in casa mia, un certo numero di ragazzi, ho capito che era successo qualcosa di grave perchè ogni tanto arrivavano degli adulti in casa. Nessuno mi disse che avevano ucciso mio padre ma da come mi guardarono capii". Quei sei giovani, Angelo Appiani, Renzo Bersani, Arturo Chiappelli, Ennio Garagnani, Arturo Malagoli e Roberto Rovatti, sono le vittime dell’eccidio delle fonderie di via Ciro Menotti del 9 gennaio 1950 quando la polizia aprì il fuoco sugli operai che protestavano contro serrate e licenziamenti. Ieri la commemorazione insieme al sindaco Gian Carlo Muzzarelli, al presidente della Provincia Gian Domenico Tomei, a rappresentanti di partito e ai sindacati. Un momento di ricordo e di riflessione mai così attuale come ora. "Occorre costruire una memoria condivisa – ha detto Daniele Dieci, segretario Cgil Modena - recuperare una ferita e capirne anche le motivazioni. Modena ha pagato un costo altissimo per la libertà e per i diritti dei lavoratori e in una fase come quella che viviamo oggi di contrazione dei diritti dei lavoratori, un messaggio di questo tipo deve dare forza alle nuove generazioni". "Ancora una volta ci sono lavoratori, pensionati, istituzioni per ricordare quello che è successo 72 anni fa – il commento di Luigi Tollari, segretario Uil Modena – lavoratori uccisi mentre difendevano il posto di lavoro. E’ un monito per le nuove generazioni".

Davanti a quel cippo e dentro a quell’enorme stabile che ospitava le fonderie c’è l’anima dlel città, ci sono storie di famiglie che allora come ora, anche se in modo diverso, attraversavano un momento storico difficile. "Non bisogna mai dimenticare il passato per capire il presente – ha detto Rosamaria Papaleo, segretario Cisl emilia Centrale – ancora a causa della pandemia tanti lavoratori soffrono, ci sono settori che non sono ripartiti, aziende che rischiano di chiudere per tanti problemi come il costo dell’energia e delle materie prime. Ricordare l’eccidio delle fonderie ha un significato profondo; vuol dire ribadire l’importanza del lavoro".

Emanuela Zanasi