"Ecco la proteina spia che ’prevede’ la mortalità"

E’ l’esito a cui è arrivata una ricerca sul Coronavirus guidata dall’Azienda ospedaliero-universitaria e coordinata da Erica Villa

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di Paolo Tomassone

È come avere la macchina del tempo: ci dirà in anticipo se un paziente malato di Covid ha maggiori probabilità rispetto ad altri di ammalarsi più gravemente, cronicizzando la malattia, o addirittura di morire. È l’angiopoietina-2, questa particolare proteina, che grazie a Erica Villa, direttore del Dipartimento di medicine specialistiche dell’azienda ospedaliero-universitaria, non ha più segreti per noi. Una ricerca – sviluppata a Modena, ma ancora una volta di portata internazionale – che permette di indirizzare in maniera sempre più efficace la terapia per curare chi è stato contagiato in forma grave, su cui la Regione ha creduto fin dall’inizio. "Quando convincemmo Banca d’Italia a finanziare un anno fa con 2 milioni di euro uno studio che avesse finalità predittive rispetto alla condizione clinica dei pazienti ricoverati per Covid, sembrava quasi che arrivassimo in una situazione già in parte risolta – spiega l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini –. Oggi invece questo studio, durato mesi e mesi, ci consegna una grande opportunità: comprendere nelle primissime ore quale potrebbe essere il decorso clinico della malattia e quindi intervenire tempestivamente nella presa in carico e nella cura". I risultati di questo studio pubblicati sull’ultimo numero di Blood Advances, il periodico dell’associazione americana di ematologia, confermano l’importanza della ricerca e degli investimenti in ricerca. Dall’inizio della pandemia soltanto nella nostra regione ne sono stati avviati 290, coinvolgendo 542 centri clinici.

"Grazie alla collaborazione con l’università i nostri ospedali sono il luogo privilegiato dove si incontrano ricerca e assistenza – ricorda il direttore del Policlinico, Claudio Vagnini –. Questo studio, così come quello sull’uso delle cellule staminali che abbiamo presentato qualche settimana fa, ci consente di fare un altro passo, piccolo ma significativo, nella comprensione e quindi nella cura del virus". Lo staff della professoressa Villa, assieme alla Medicina interna del Policlinico, alla Medicina d’urgenza e alla Rianimazione dell’ospedale civile e al Dipartimento interaziendale di Medicina di laboratorio del prof. Tommaso Trenti, hanno dimostrato in questi mesi una correlazione tra l’aumento dell’angiopoietina-2 e una maggiore gravità dell’infezione da Covid-19 nei pazienti ricoverati negli ospedali modenesi.

Quando la proteina cresce, si registra una crescita vascolare spropositata che porta il polmone a trasformarsi in maniera imponente, fino a farlo sembrare un fegato. "L’andamento della malattia nei primi tre giorni – spiega Villa – ci dà una indicazione molto precisa in termini di mortalità di quel paziente. Il mantenimento di questa proteina nei primi otto o dieci giorni è un indice molto preciso di rischio di cronicizzazione di malattia, quella che si dice una malattia polmonare non in risoluzione. Stiamo portando avanti la valutazione per vedere se effettivamente questo si traduce in una malattia cronica". Al momento attuale non ci sono inibitori specifici di questa proteina disponibili sul mercato. "C’è una ditta americana che sta conducendo uno studio nei soggetti più gravi con questo inibitore specifico – prosegue la professoressa –. Io sono in contatto con loro da diversi anni perché hanno già realizzato studi utilizzando la stessa proteina come potenziale cura di particolari tumori. Anche in questo caso potrebbe essere un’opzione terapeutica molto importante per i nostri pazienti contagiati dal Covid. Il loro studio, però, non è stato impostato molto bene perché non avevano a disposizione i nostri dati". Per arrivare a livelli così approfonditi della ricerca "non si può improvvisare", come precisa il rettore di Unimore, Carlo Adolfo Porro: "L’eccellenza nella ricerca, insieme all’alto livello professionale delle strutture sanitarie e alla generosità di tanti volontari, rappresentano la risposta di cui siamo orgogliosi della nostra comunità alla pandemia".