Ecco l’inedita ’bocca della verità’ modenese

Alla Galleria Estense ’La dea bendata ci vede benissimo’. L’opera sarà esposta al pubblico per la prima volta

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Chi entrerà nelle sale della Galleria Estense diretta da Martina Bagnoli a Palazzo dei musei oltre ai capolavori delle collezioni ducali potrà visitare fino all’8 gennaio la mostra-dossier "La dea bendata ci vede benissimo. Malagiustizia di antico regime sotto la lente del sindacato". Un titolo complesso, quello dell’appuntamento curato dallo storico dell’arte Federico Fischetti e da Elio Tavilla, direttore di Giurisprudenza a Unimore, ma che rivela un vero e proprio tesoro mai visto o quasi. Benché siano una manciata gli oggetti esposti nel piccolo spazio, infatti, c’è la pressoché inedita ‘Bocca della verità’ di Modena. Si tratta di un singolare manufatto in marmo, dalla forma curiosa, che presenta scolpita la figura allegorica della Giustizia sotto cui c’è l’aquila estense, simbolo ducale che richiama quella imperiale a due teste e una iscrizione. Quest’ultima invita i sudditi del ducato a infilare nella fessura sottostante le denunce da inoltrare al sovrano contro quelli che si ritengono episodi di malagiustizia: un’opera che, però, vista la sua ottima condizione conservativa, non è mai stata esposta e del resto nell’Archivio Estense non esiste traccia dell’utilizzo di questo strumento che sarebbe stato piuttosto delicato all’epoca per il duca che non aveva controllo sui giudici. "Questo opera – dice il professor Tavilla – appunto non è mai stata utilizzata perché abbiamo chiesto a chi frequenta l’Archivio di Stato di Modena e ci è stato confermato che non esiste un memoriale di queste denunce. Non c’è insomma un memoriale segreto anche se va detto che fisicamente questa bocca della verità assomiglia a esempio alle antiche cassette con feritoia di Venezia che però avevano lo scopo di denunciare reati anonimi e non giudici o funzonari dello stato. Al tempo dei duchi la giustizia era amministrata dal Consiglio di giustizia, ma anche da giudici per i reati ordinari e pure quelli dei feudatari, come avveniva a esempio a Vignola".

Fischetti illustra le altre opere: "Oltre alla bocca della verità, databile al tardo ‘600, documentata dagli inizi del XIX secolo e dunque non certamente un falso, abbiamo altri preziosi oggetti. Il grande dipinto di Palma il Giovane è una allegoria della Giustizia e della Pace e venne realizzato per la Quarantia Criminale di Venezia, una sorta di pala d’altare laica che ispirava il lavoro dei giudici. Abbiamo poi scelto dei volumi antichi di diritto dalle bellissime antiporte, dove si illustra come nel Medioevo prese forma una magistratura, dotata di una procedura chiamata Sindacato che valutava l’operato dei giudici. Successivamente di questi aspetti si occuparono funzionari alle dipendenze del duca". Info gallerie-estensi.beniculturali.it.

Stefano Luppi