Edilizia, materie prime alle stelle "In stallo molti cantieri post-sisma"

Ditte in affanno nel decennale del terremoto. Appello dell’Ucman: "Necessario un intervento del governo"

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Ombre cupe si addensano sul decennale del terremoto dell’Emilia dovute ai timori per il completamento delle opere già appaltate. Tanto è stato fatto in questi anni. Addirittura, si calcola che oltre il 90% dei fondi a disposizione sia stato utilizzato o impegnato, ma ora – pare un paradosso – sono sempre di più i cantieri pubblici e privati aperti, rallentati o bloccati, che rischiano di essere interrotti a metà.

A risentire di questa situazione sono principalmente le opere pubbliche, la ricostruzione di quello che è il patrimonio identitario dei centri dell’Area Nord, dove palazzi storici, teatri, chiese attendono di essere restituiti alle loro comunità.

Del problema se ne è discusso nel consiglio dell’Unione dei Comuni Area Nord, che qualche giorno fa ha votato all’unanimità una mozione presentata dal gruppo consiliare Liste civiche – Pd e sottoscritta anche dal gruppo Più Mirandola, a firma dei rispettivi capigruppo Paolo Negro e Giorgio Siena, in relazione alle gravi conseguenze del caro prezzi delle materie prime per i cantieri.

La mozione contiene l’invito a tutti i parlamentari dell’Emilia-Romagna e al presidente della regione Stefano Bonaccini affinché intervengano sul governo per ottenere la continuità delle norme collegate allo stato d’emergenza che servono ad accompagnare il completamento della ricostruzione.

"L’aumento dei prezzi delle materie prime, unitamente al ritardo nelle forniture delle stesse, grava pesantemente su tutta l’edilizia e rischia di compromettere anche il passo della ricostruzione post terremoto" spiega il capogruppo Liste civiche – Pd Negro.

"I cantieri – conferma Paolo Vincenzi, titolare dell’impresa edile Sec e presidente Cna Concordia – si presentano in una situazione di stallo, poiché l’imprenditore si trova stretto da una parte dall’incombenza di doverli ultimare entro i limiti fissati dai Mude, dalle procedure del terremoto e dalle concessioni edilizie e, dall’altro, dall’aumento dei prezzi delle materie prime, dell’energia etc.

Questo comporta che le imprese non terminano i lavori, fanno fatica, e quando lo fanno a volte non chiudono il saldo, se lo possono fare, perché attendono una revisione prezzi o meglio un riconoscimento degli aumenti dei prezzi da parte degli enti regionali che stenta ad arrivare nonostante ci siano regioni del centro Italia che hanno adottato questa soluzione".

Per raggiungere questo scopo – secondo l’Ucman – è necessario un intervento di governo e parlamento, affinché sia prorogato lo stato d’emergenza oltre il 31 dicembre del 2022, così da completare la ricostruzione o comunque garantire la continuità delle norme straordinarie che l’hanno resa possibile, a partire da quelle relative al personale che lavora alla ricostruzione. "L’adeguamento del prezziario regionale in discussione è una risposta importantissima. Varrà per i cantieri futuri, ma – spiega Negro – serve una norma primaria nazionale applicabile anche a quelli già in corso, una norma che possa valere per i cantieri già aperti e i contratti già firmati, per la ricostruzione pubblica e privata".

Alberto Greco