Elicottero caduto notizie, test del dna per capire l’identità dei cadaveri

Tragedia sul Monte Cusna, la procura: "Qualcosa non ha funzionato nel dispositivo che trasmette l’Sos in caso di impatto"

Modena, 14 giugno 2022 - "Sull’elicottero precipitato non c’era la scatola nera, ma il velicolo era dotato di un dispositivo che, in caso di impatto, dà un allarme ai radar. Ma in questo caso non ha funzionato". La procuratrice reggente Isabella Chiesi apre uno squarcio su una prima grossa anomalia che ha contraddistinto la tragica fine del velivolo che si è schiantato con a bordo sette persone, tutte ritrovate morte, vicino al Monte Cusna. Lì, a Civago, sono stati trovati i detriti del velivolo, tra i rifugi Battisti e Segheria, nella zona del greto del torrente Lama al passo degli Scaloni.

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Le operazioni di recupero della squadra di soccorritori accorsi sul luogo del disastro
Le operazioni di recupero della squadra di soccorritori accorsi sul luogo del disastro

 

E anche i sette cadaveri: il pilota e sei imprenditori turchi e libanesi che da Lucca stavano andando a Treviso. Il dispositivo di sicurezza che non si è attivato si chiama ‘Elt’ (trasmettitore di localizzazione di emergenza): quelli impiegati in ambito aeronautico, scattano in caso di urto violento, a volte anche in seguito a un atterraggio duro. Possono essere attivabili manualmente dalla cabina di pilotaggio o, per quelli portatili, anche con un interruttore posto direttamente sull’unità. Su cosa possa eventualmente non aver funzionato sul piano tecnico, si concentreranno ora le attenzioni della Procura, la cui inchiesta è seguita dal pm Marco Marano, e dall’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, che ha disposto l’invio di un proprio investigatore. Le due indagini procederanno parallelamente e in modo coordinato, così da fare luce sulla causa della tragedia. Ieri era previsto un primo sopralluogo da parte del consulente tecnico nominato dal pm Marano.

"Al momento non abbiamo ancora spiegazione sulle cause del disastro", afferma la procuratrice Chiesi. Occorrerà aspettare l’esito delle analisi tecniche, affidate a personale specializzato: una ricognizione che potrebbe essere anche complessa, dato che dell’elicottero resta poco, perché danneggiato dal fuoco. "Si faranno ricognizioni tecniche su quanto rimasto del velivolo: a prima vista, sembra infatti ampiamente distrutto".

Bisognerà anche procedere al recupero dei resti, in un punto impervio, spostarli da lì e portarli in un hangar o in un altro luogo adatto dove custodirli, che dev’essere ancora localizzato ma che presumibilmente sarà in città, forse al Campovolo, per facilitare il lavoro di analisi degli inquirenti e dei consulenti. Tutte le ipotesi sulle cause restano al momento aperte. Dal maltempo, che potrebbe aver danneggiato o fatto perdere la rotta all’elicottero, inducendo il pilota a tentare una manovra di salvataggio che lo ha portato fuori rotta rispetto al percorso previsto, nell’Appennino reggiano. Oppure un guasto a bordo del mezzo, diventato poi ingovernabile. O, ancora, un malore che potrebbe avere colto il conducente. Oggi, invece, è prevista l’autopsia sulle vittime, portate all’istituto di Medicina legale di Modena. Ma anche qui si palesa un problema: le salme sono carbonizzate e per il riconoscimento sarà necessario il test del Dna, che potrà avvenire attraverso una comparazione biologica tra i campioni presi dalle salme e quelli dei loro parenti all’estero: i familiari dovrebbero dunque arrivare in Italia oppure andrebbero spediti qui i prelievi organici fatti all’estero, in modo che le salme possano essere ricondotte all’identità e poi riconsegnate per i funerali.