
Il palco del Carani in occasione dell’incontro sui costi dell’energia
Modena, 13 maggio 2025 – Esperti, addetti ai lavori e una platea gremita, da imprenditori e non solo. Tutti al capezzale della ceramica italiana, ostaggio di costi energetici non sopportabili, per unanime opinione, ancora a lungo. ‘L’industria ceramica italiana: il problema dell’energia’ il titolo che gli organizzatori, Confindustria Ceramica e Unimore, hanno dato al convegno tenutosi al Teatro Carani, che ha visto il comparto lanciare l’ennesimo allarme su una situazione che "penalizza il made in Italy sia nei confronti dei concorrenti extra UE che rispetto a paesi più vicini, come Spagna e Francia". Vuole risposte e certezze, il settore, "ma – ha sottolineato Franco Manfredini, Presidente della Commissione Energia di Confindustria Ceramica - non ne ha".
E chiede "attenzione: per la ceramica l’energia vale un terzo dei costi di produzione e il contesto di oggi compromette la sopravvivenza del sistema". Il convitato di pietra? L’Europa, il ‘green deal’, gli ETS: extracosti - solo gli ETS 120 milioni l’anno - indotti da politiche che zavorrano la competitività. "Ubriacature green", dice Stefano Cavedagna, uno dei tre eurodeputati sul palco (con lui Massimliano Salini e Giorgio Gori), che trova sponda in Antonio Gozzi, presidente Federacciai e Special Advisor Confindustria, che definisce la ceramica "settore di eccellenza penalizzato da norme cervellotiche". Gozzi ha interloquito con il Vicepresidente della Regione Vincenzo Colla, con Manfredini e con il viceministro dell’industria Valentino Valentini (il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin è intervenuto con un videomessaggio di saluto), convenendo sulla necessità di rivedere il sistema ETS che danneggia diverse filiere. Tra queste la ceramica, di fronte alla cui eccellenza, scritta in un fatturato miliardario e in una propensione all’export che vale l’80% della produzione, "si addensano nubi, con investimenti che calano proprio proprio in concomitanza con l’aumento dei costi: il rischio – avverte Gianluca Marchi, prorettore vicario Unimore - è che una macchina che dà lavoro a 40mia addetti tra diretti e indiretti si inceppi, con ovvi contraccolpi sui territori". Nel mirino di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia finiscono invece, oltre alle politiche UE, anche le lentezze della politica di casa nostra. "Crescono i prezzi del gas e dell’energia elettrica, crescono i prezzi della Co2, che in Italia sono più alti che ovunque, e mentre la Cina apre centrali a carbone, noi compriamo il gas in Texas e lo portiamo a Ravenna, dove il gas, peraltro, ci sarebbe già, se lo estraessimo dal sottosuolo". La sintesi? "L’Europa si sta deindustrializzando e si impoverisce". La ceramica italiana non fa eccezione.