Eredità milionaria e conti sospetti a Modena: il priore di S. Pietro rischia il processo

Indagine della Guardia di Finanza su un lascito di 4 milioni di euro più volte trasferito in diverse banche. Stefano De Pascalis indagato per riciclaggio e appropriazione indebita insieme a quattro professionisti

Stefano De Pascalis indagato per riciclaggio e appropriazione indebita insieme a quattro professionisti

Stefano De Pascalis indagato per riciclaggio e appropriazione indebita insieme a quattro professionisti

Modena, 23 gennaio 2023 – Un’anziana nobildonna che lascia in eredità quasi 4 milioni di euro alla parrocchia, denaro che però sparisce dalle casse della chiesa per essere trasferito in altri conti correnti fuori città. Ora c’è un’indagine della Guardia di Finanza e un fascicolo aperto in Procura con le accuse di riciclaggio, autoriciclaggio e appropriazione indebita. Cinque le persone indagate per le quali il pm Giuseppe Di Giorgio ha chiesto il rinvio a giudizio. Si tratta di Stefano De Pascalis, priore dei benedettini dell’Abbazia di San Pietro ed ex parroco; un collaboratore e tre professionisti di Ravenna e Bologna (un ex notaio, un avvocato, un professore universitario) uno dei quali titolare di una società con sede a Londra. I tre, in cambio di generose ricompense, avrebbero, secondo l’accusa, aiutato l’alto prelato in una serie di operazioni illecite per appropriarsi del denaro.

Ma andiamo con ordine; negli anni ‘70 la nobildonna modenese lascia in eredità alla parrocchia due terreni specificando nel testamento che il lascito andasse solo alla parrocchia e non ai monaci benedettini che vi risiedono; il denaro doveva servire cioè ad acquisti necessari alla chiesa e come beneficenza ai poveri. Dopo 20 anni di affitti dei due fondi a beneficio della parrocchia, il Comune espropria i terreni; in quel momento ’piovono’ nelle casse della chiesa circa 4 milioni di euro; denaro che secondo l’accusa attira l’attenzione del religioso che mette in atto nel tempo un serie operazioni bancarie sospette balzate in seguito all’occhio della guardia di finanza. Le fiamme gialle hanno ricostruito che già nel 2013 il conto di San Pietro viene ‘svuotato’ e trasferito in una banca di Bolzano su un conto corrente intestato alla parrocchia; un’operazione fatta però senza informare come prevede la legge, Curia e ordine monastico.

Ma la trama si infittisce negli anni quando l’ex parroco trasferisce più o meno la stessa somma in un altro conto aperto nello stesso istituto di credito di Bolzano intestato però all’Abbazia dei Padri Benedettini andando così contro le disposizioni della nobildonna. L’iniziativa più sospetta per i militari arriva nel 2020 quando l’alto prelato costituisce presso una banca di Modena un trust con scopi generici dove, dopo avere pagato con ‘parcelle’ fino a 100mila euro i suoi collaboratori, trasloca ancora una volta il ‘tesoretto’. Secondo la Procura in questo modo il religioso avrebbe potuto disporre liberamente del denaro senza rendere conto alle istituzioni ecclesiastiche. Nell’atto costitutivo del trust compaiono infatti gli stessi nomi dei professionisti indagati con i ruoli di trustee e guardiani del fondo ai quali vengono accreditate diverse somme. E’ a questo punto che interviene la guardia di finanza sequestrando i conto correnti. La Curia Arcivescovile in persona dell’Arcivescovo Erio Castellucci e la Parrocchia di San Pietro Apostolo in persona del parroco pro tempore, a fronte dell’indagine, hanno deciso di sporgere denuncia in quanto parti offese.

“Dimostreremo come il nostro cliente abbia agito in totale buona fede e solo per assicurarsi che il lascito rimanesse vincolato alle mura della chiesa non conseguendo alcun profitto personale", il commento dei difensori del religioso avvocati Nicola Termanini e Giorgio Setti. L’udienza preliminare è fissata per il 12 aprile.