«Estense più social e visitatori raddoppiati»

La direttrice Martina Bagnoli fa un bilancio dopo i primi quattro anni di gestione: «Grandi performance online. E i biglietti sono 50mila»

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di Chiara Mastria

Fine anno, tempo di bilanci. I numeri, Martina Bagnoli, ce li ha: direttrice dal 2015 delle Gallerie Estensi di Modena, del Palazzo Ducale di Sassuolo e della Pinacoteca Nazionale di Ferrara (riconfermata per i prossimi quattro anni), nella prima parte del suo mandato ha registrato un più 100% di visitatori rispetto al 2015 (50mila contro i poco più di 20mila di allora), un tasso di crescita del più 300% sulla piattaforma Instagram, nove mostre e sessanta eventi solo nel 2019.

Bagnoli, partiamo dal profilo Instagram, una ‘piccola’ rivoluzione per le Gallerie Estensi.

«Ad oggi contiamo 28mila e 100 followers, in continua crescita. Siamo, tra i musei italiani statali, quelli con la crescita annua più alta sul social, giocoforza il fatto che siamo attivi da un paio d’anni circa e quindi relativamente ‘nuovi’ sulla scena. Instagram è arrivato con il mio mandato: non che fosse il mio primo pensiero, ovvio, però lo ritengo molto efficace per comunicare il museo, le nostre collezioni, per creare engagement con i visitatori. Tra i post che hanno avuto più successo, la serie in cui i dipendenti delle Gallerie Estensi mostrano la loro opera preferita spiegando il perché: un chiaro esempio del rapporto personale che vogliamo instaurare tra noi e la città».

La sua opera preferita?

«Il Martirio di Santa Caterina, di Lelio Orsi, mi piace la sua forza e la sua pazzia visionaria».

In ambito mostre, qualche anticipazione di quello che ci aspetta nel 2020?

«In marzo inaugurerà ‘L’impronta del reale’, dedicata a William Henry Fox Talbot e alle origini della fotografia (presentata oggi in anteprima alle 15 allo spazio Fem del complesso di Sant’Agostino) e, in ottobre, stiamo lavorando a un’altra esposizione dal titolo ancora provvisorio ’2020’, che presenterà l’atmosfera culturale italiana degli anni ’20 del Novecento mettendo insieme grafica, dipinti, sculture, arti decorative».

Tra i suoi cavalli di battaglia c’è il progetto Digital Library, la piattaforma digitale nata per rendere fruibile online il tesoro Estense. Quando sarà disponibile nella sua versione definitiva?

«Ad oggi abbiamo digitalizzato il 70% del materiale totale, di questo 70% circa 6mila 500 documenti sono già pronti per la consultazione e visionabili. Contiamo di finire il lavoro e avere la versione definitiva online a fine giugno 2020 (per una preview estensedigitallibrary.it)».

Le Gallerie Estensi fanno parte del ‘condominio’ Ago Fabbriche Culturali, come lo definisce il suo direttore Mauro Felicori. Qual è il senso del progetto per voi? Cosa vi offrite reciprocamente?

«Il senso di Ago è sicuramente quello di coordinare diversi enti culturali tra loro, con l’obiettivo di creare un’offerta il più possibile variegata per la città ed evitare inutili competizioni. Noi siamo sicuramente condomini molto attivi, ma credo che il più forte del gruppo sia l’Università di Modena e Reggio Emilia con il suo DHMoRe, il centro interdipartimentale di ricerca sulle Digital Humanities. Poi arriveranno i musei universitari, importantissimi e sottovalutati. A noi piacerebbe moltissimo fare cose con loro, oltre a quelle che già facciamo. Così come con Future Education Modena, il progetto ospitato sempre ad Ago dove educazione e nuove tecnologie si fondono insieme. Insomma, le Gallerie Estensi stanno perseguendo i loro obiettivi con ottimi risultati. Noi le cose le facciamo e siamo sempre alla ricerca di interlocutori e partner».

Gli obiettivi per i prossimi quattro anni di mandato?

«Continuare ad ampliare la Digital Library Estense con materiale sempre nuovo e diverso, per fare sì che diventi un punto di riferimento per tutte le biblioteche italiane. Continuare a lavorare sul turismo, facendo accordi con i Comuni di riferimento e i tour operator (alcuni sono già attivi) per attrarre sempre più visitatori anche stranieri. Essere accessibili a tutti: abbiamo già le stazioni tattili per i non vedenti, ma stiamo lavorando perché i nostri musei rispondano a tutti i tipi di disabilità. Ampliare le nostre collezioni e, più in generale, continuare a farci conoscere facendo mostre intelligenti e aperte, per un museo che sia sempre di più per tutti».