Estorsione a disabile, condannato

Mirandola, schiaffi e ricatti: 8 anni di reclusione per l’operatore sanitario e interdizione dai pubblici uffici

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Otto anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e il pagamento di una provvisionale di 5 mila euro oltre alle spese processuali.

E’ l’esito del processo di primo grado che ha condannato un operatore sanitario accusato di estorsione aggravata nei confronti di un ragazzo di Cavezzo affetto da sindrome di Down.

Il processo con rito ordinario si è concluso ieri pomeriggio in tribunale.

Il caso esplose nel maggio del 2018 quando l’operatore sanitario, un quarantenne in servizio presso il centro diurno per disabili ‘Arcobaleno’ di Mirandola, venne arrestato dai carabinieri della compagnia di Carpi.

Le indagini presero il via dopo il racconto che i famigliari del giovane fecero ai militari.

Il figlio infatti da tempo manifestava segnali di disagio, paura a recarsi nel luogo che frequentava da anni e che per lui rappresentava un momento di socialità importante.

Non solo, a partire dal settembre del 2017 la madre del ragazzo cominciò a notare ammanchi di denaro dal suo portafogli, perlopiù banconote di piccolo taglio.

Gli episodi si ripeterono nel tempo e la donna si decise a parlare con il figlio, a chiedergli se era lui a prendere il denaro. Il giovane inizialmente non parlò, poi di fronte agli assistenti sociali scoppiò in lacrime raccontando tutto quello che da tempo doveva subire, facendo emergere una verità sconvolgente.

Gli inquirenti accertarono infatti che l’operatore minacciava il 41enne, arrivando anche a schiaffeggiarlo.

«Se non paghi ti farò allontanare dalla struttura e non ci potrai più tornare».

Questo il tipo di estorsione che l’operatore metteva in atto sistematicamente facendo leva su un aspetto che sapeva essere il punto debole del giovane e costringendolo a consegnargli somme di denaro che quest’ultimo prelevava dal portafoglio della madre arrivando ad estorcere nel tempo diverse centinaia di euro.

L’arresto scattò grazie ad uno stratagemma escogitato dai militari che si presentarono durante la consegna di una banconota da 20 euro.

Emanuela Zanasi