"Ex Cisa Cerdisa, è ora di bonificare"

L’ultimatum del Comune: "La proprietà è già stata sollecitata, l’amianto va rimosso e la zona ripulita. Vorremmo evitare incidenti"

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"La proprietà è stata sollecitata più volte. Sarebbe ora di procedere con la rimozione dell’amianto e la bonifica. La zona è abbandonata, non vorrei si verificassero incidenti di cui poi qualcuno dovrà rispondere". Il sindaco Gian Francesco Menani lancia l’ultimatum alla famiglia titolare dell’ex Cisa Cerdisa, il comparto destinato a una futura (a questo punto piuttosto incerta) riqualificazione urbanistica, ma nel frattempo triste monumento all’incuria. Con brandelli di copertura che penzolano e capannoni vuoti e degradati. Il primo cittadino spiega che le difficoltà sarebbero legate "alle modalità di trattamento dell’amianto, se debba essere gestito o meno come rifiuto pericoloso come sostiene Arpae: un dilemma che naturalmente cambierebbe gli importi sostenuti dalla proprietà per l’incapsulamento e lo smaltimento. Di certo però non si può temporeggiare ancora". Tempo fa l’area (complessivi 390mila metri quadri, di cui 325 mila su suolo privato) fu anche al centro di una disputa con il consigliere comunale Stefano Manfredini (gruppo misto) che aveva messo in evidenza "un problema di salute pubblica che persiste ormai da 20 anni al confine tra Sassuolo e Fiorano. Menani sostiene che l’amianto sia stato smaltito o incapsulato (forse solo sulle coperture?), il sindaco Francesco Tosi dice che Fiorano ha concluso la sua parte di smaltimento e ora tocca a Sassuolo. L’unica certezza è che non si procede nello smaltimento complessivo e a rimetterci saremo tutti noi negli anni a venire. Che si faccia chiarezza pubblicamente, con l’interessamento anche di Arpae". Menani spiega che "nel 2020 la proprietà ha chiesto una proroga delle tempistiche, i lavori di demolizione delle strutture hanno subito un arresto a seguito di un ricorso mosso dalla proprietà nei confronti di Arpae nel 2020, procedimento del quale sicuramente il Comune di Sassuolo non è responsabile. Il Consiglio di Stato ha confermato le decisioni assunte dall’agenzia ambientale, ad oggi pertanto la proprietà non ha ragioni per non riprendere le attività". D’altronde prosegue Menani, "la proprietà ha già provveduto affinché la proprietà rimuovesse l’amianto in copertura nelle zone a confine con le abitazioni.

Gianpaolo Annese