Festival, si parte: i filosofi in piazza Alla Galleria Bper la magia di Ligabue

Uno degli artisti più celebrati degli ultimi anni sarà protagonista in via Scudari: esposti una ventina di dipinti

Migration

di Stefano Luppi

Ligabue provava per gli animali "un amore fortissimo e su tutti esercitava uno straordinario potere… bastava che facesse degli strani gesti con le mani e le braccia ed emettesse con la bocca un leggero sibilo perché tutti gli animali, come impazziti, gli corressero intorno". Basterebbe questa frase di Renato Marino Mazzacurati, scultore che probabilmente per primo si interessò all’opera di Antonio Ligabue (1899-1965), per comprendere come il grande artista "naif" svizzero-italiano, evocato in queste parole come una sorta di San Francesco della pittura, sia oggi uno degli autori più idealizzati e glorificati, quasi. Idealizzato, molto esposto, al centro a volte di "traffici" non sempre leciti, resta un artista di peso per quanto riguarda il ‘900. Per comprenderne la poetica di una pittura tutta particolare e notissima anche al grande pubblico occorre recarsi da oggi a vedere "Antonio Ligabue. L’ora senz’ombra. Il riconoscimento come artista e come persona" curata da uno dei massimi esperti della sua arte, Sandro Parmiggiani e ospitata a La Galleria di BPER Banca di via Scudari.

Nella sede, infatti, è esposta una ventina di dipinti significativi del suo operato dal 1929 al 1962 provenienti in parte dalle collezioni bancarie e in parte da collezioni private. Tra le opere di BPER Banca si segnalano, in particolare, "Leonessa con zebra" (1959-60) e "Autoritratto con cavalletto" (1954-55): se la prima tela, selezionata anche come immagine guida della mostra, testimonia la passione di Ligabue per gli animali selvaggi, le cui anatomie sono definite a partire dalle immagini recuperate dai libri di zoologia e dalle stampe popolari, la seconda raffigura Ligabue stesso nell’atto di dipingere un gallo in uno scenario di aperta campagna, dove la natura, al pari del pittore, è ritratta in tutta la sua primordiale vitalità. Tra quanto esposto anche "Aratura con buoi" (1953-54), dipinto raffigurante un contadino di spalle che spinge con fatica un aratro trainato da due buoi bianchi su un terreno brullo e spoglio mentre in lontananza si scorgono un paesaggio verdeggiante e una città. "Ritorno dai campi con castello" (1955-57) invece nasconde un dettaglio autobiografico: sullo sfondo, oltre il contadino, i cavalli e il cane che tornano in paese, è dipinto un lago al cui centro svetta un castello con guglie e banderuole al vento, forse ricordo della natia Svizzera.

Tra quanto arriva dal collezionismo privato La Galleria – diretta da Sabrina Bianchi e coordinata da Greta Rossi – espone il giovanile "Caccia grossa" (1929), in cui Ligabue si auto-raffigura mentre guarda una delle sue scene di lotta per la vita, "Leopardo con serpente" (1937), un emblema della privazione della libertà che lui sta patendo (inutile ricordare i vari ricoveri in ospedali psichiatrici cui Ligabue venne sottoposto a Reggio), "Autoritratto" (1940) che corrisponde all’affermazione della sua duplice identità di uomo e di artista. Inoltre sono presenti in mostra "Circo" (1941-1942), dipinto di stordente abilità compositiva e"Autoritratto con mosche" (1956-1957), aperta allusione alla fine della vita. Completa la rassegna un ampio catalogo con numerosi immagini e foto, info: lagalleriabper.it.