«Fibra difettosa, bloccata la produzione»

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Un lotto di ‘fibra cava’ difettosa, impiegata per produrre gli ossigenatori, rischia di fermare la cardiochirurgia europea, e le aziende biomedicali della Silicon Valley del Distretto. Le aziende Eurosets e Livanova, tra le poche aziende europee produttrici di ossigenatori per la circolazione extracorporea, che vengono utilizzati in collegamento con la macchina cuore-polmone negli interventi di cardiochirurgia, si sono viste costrette a fermare la produzione, causa forza maggiore. I dipendenti sono a rischio cassa integrazione, «ma speriamo – dichiara l’ad di Eurosets, dottor Antonio Petralia (nella foto) – di risolvere quanto prima il problema. L’azienda tedesca ‘Membrana’, unica produttrice al mondo della ‘fibra cava’, ha rinvenuto sul prodotto tracce di contaminazione, o meglio dopo il test obbligatorio non lo ha trovato performante. Siamo in attesa di ulteriori indicazioni e contiamo che il problema possa essere risolto quanto prima, nell’arco di pochi giorni altrimenti il rischio è davvero alto e compromette le cardiochirurgie italiane ed europee», commenta il manager, in stretto contatto con la ditta tedesca. «A onor del vero – aggiunge – c’è un’altra azienda, in Giappone, che fa ‘fibra cava’, ma a validare il prodotto con una fibra diversa serve un anno di tempo ed è quindi impensabile rivolgersi altrove, e poi non è detto che sia disponibile a venderla alla concorrenza. Aspettiamo e speriamo che possa ripartire la produzione. I dirigenti della tedesca ‘Membrana’ – precisa – ci hanno chiesto qualche giorno di tempo, e se non altro – sottolinea il dottor Petralia – la contaminazione sembra riferita solo a questo lotto». Tra i lavoratori dei due siti aziendali, Eurosets a Medolla, che conta 220 dipendenti, di cui una novantina impiegati nella produzione di ossigenatori, e la multinazionale Livanova, a Mirandola, che ne conta settecento, la preoccupazione è tanta. La stessa dei dirigenti e delle Rsu. I sindacati confederali preferiscono, tuttavia, al momento il silenzio, «certo è – si limitano a riferire – che si tratta di un problema grosso, di portata nazionale ed europea». Secondo il ceo di Eurosets, «questa situazione, mai verificata prima, è l’occasione per lanciare un appello a livello governativo e regionale sulla necessità di attivare una stretta collaborazione con le Università per la creazione di una fibra alternativa. E’ necessario – dichiara Petralia – che aziende, Regione, Università si incontrino per discutere il futuro degli ossigenatori. Il problema dell’approvvigionamento delle materie plastiche è da tenere in seria considerazione. Basta un inghippo per fermare non solo la produzione del Distretto biomedicale, ma anche le sale operatorie nazionali ed europee».

Viviana Bruschi