Fionda e ruzzola, memorie che rinascono

Intervista alle generazioni passate, gli anziani raccontano la loro adolescenza nel dopoguerra: giochi all’aperto e uscite solo la domenica

Fionda e ruzzola, memorie che rinascono

Fionda e ruzzola, memorie che rinascono

Come si viveva nel secondo dopoguerra? Cosa facevano gli adolescenti in quel periodo? Quali cose sono cambiate rispetto ad oggi?

Facendoci queste domande, noi ragazzi della 3H ci siamo incuriositi e abbiamo iniziato un progetto con gli anziani della Palestra della memoria.

Come spiegato nell’articolo pubblicato sul Resto del Carlino del 23 febbraio, questo progetto è stato strutturato in tre incontri, nel primo alcune nostre compagne hanno fatto una breve intervista per capire il funzionamento della Palestra della Memoria, mentre nel secondo incontro, avvenuto nella biblioteca della scuola, tutta la classe ha intervistato gli anziani.

Sia noi sia gli anziani ci siamo divisi in tre gruppi e durante queste interviste collettive, a rotazione, abbiamo sottoposto delle domande ai singoli gruppi di anziani riguardanti tre ambiti differenti: scuola, famiglia e coetanei, in modo da ascoltare la testimonianza di tuttie su ciascun argomento.

Alla fine delle interviste alcuni signori ci hanno anche domandato com’è cambiata l’adolescenza da ieri a oggi, quindi anche noi abbiamo riferito la nostra testimonianza.

Gli anziani hanno anche portato degli oggetti: uno scarpone rinforzato con parti metalliche, che all’epoca era fatto su misura da un calzolaio locale, e un uovo di legno usato per aiutare il rammendo di calze e indumenti. Questi oggetti hanno rafforzato le loro testimonianze e ci hanno fatto realmente capire quanto siamo fortunati al giorno d’oggi, perché nel secondo dopoguerra non era affatto scontato possedere un paio di scarpe, soprattutto della propria misura.

Quali erano i vostri interessi a 14 anni? Cosa vi piaceva?

"A 14 anni si era già grandi e si iniziava a imparare un mestiere, di solito i ragazzi finivano la 5ª elementare e poi andavano a lavorare in campagna, per aiutare i genitori. L’unico giorno in cui si usciva era la domenica: per la messa, ci si trovava nel Sagrato

e si giocava insieme".

Che rapporto avevate con i vostri coetanei?

"Ci si conosceva tutti e si andava molto d’accordo, anche se a volte si litigava, ma si faceva pace in fretta, ci si veniva sempre incontro. Spesso i migliori amici erano i parenti (cugini, fratelli) o i compagni di scuola".

Come comunicavate?

"Comunicavano tramite segnali, per esempio le lenzuola stese, oppure si usava il telefono fisso della casa. Solitamente però ci si metteva d’accordo, per eventuali uscite, di persona".

Cosa facevate nel tempo libero?

"Alcuni passatempi erano: costruire dei carretti, cercare i frutti di bosco per merenda, raccogliere le foglie. Si giocava sempre all’aperto, si creavano percorsi, si andava in bici, si giocava con la fionda mirando agli uccelli, a nascondino, a mosca cieca, alla settimana (campana), a palla, alla ruzzola. La maggior parte dei giochi li costruivamo noi stessi, ad esempio le femmine costruivano bambole di pezza, coroncine realizzate con le foglie di castagno oppure piatti e bicchieri fatti con la terra bagnata".

Cosa si doveva portare a scuola?

"A scuola si portava un unico libro che conteneva tutte le materie, una penna, due quaderni uno a righe e uno a quadretti, un righello e la merenda, spesso un pezzo di pane".

Cosa significava andare bene a scuola?

"I genitori non erano molto interessati alla scuola ma se si andava gli insegnanti non ci pensavano due volte a punirti anche fisicamente e ritornato a casa i genitori ti davano il ’resto’.

La media del 6 era considerata alta, anche perché della scuola importava poco, andava messo avanti sempre il lavoro".

Come bisognava relazionarsi con gli insegnanti?

"Si doveva portare molto rispetto agli insegnanti e in classe prevalentemente regnava il silenzio, certe volte invece si creava un buon rapporto, sopratutto con quelli che non punivano. Una curiosità è il fatto che al preside o agli insegnanti si davano dei soprannomi buffi".

Per quanti anni avete frequentato la scuola?

"La maggior parte delle persone frequentavano solo le elementari, poi andavano subito a lavorare".

In famiglia qual era il ruolo della madre e quello del padre?

"Il padre era colui che lavorava all’aperto, ma la madre lavorava di più anche se stava in casa, infatti si doveva occupare dei pasti, della casa e dei figli. Ai genitori si dava del voi e uno sguardo del padre faceva intimorire tutti. Alcune mamme a tavola avevano un bacchettino che serviva a punire chi si comportava

male".

Quali erano i cibi più diffusi?

"Si mangiava tutto ciò che si trovava e molto dipendeva dalle condizioni economiche della famiglia, alcune facevano la fame mentre altre no. Solitamente la mamma impastava il pane e si consumavano i prodotti che ciascuna famiglia produceva.

Carne, lasagne, tortellini, crescentine e pasta venivano mangiati poche volte all’anno soprattutto nei giorni di festa, mentre un cibo che veniva mangiato regolarmente era l’uovo".

Come trascorrevate le serate?

"Alla sera spesso si diceva un rosario oppure gli anziani raccontavano delle favole.

Spesso si andava a ’veglia’, cioè ci si recava da amici o parenti per fare loro visita e per chiacchierare. Qualche volta si organizzavano delle feste da ballo dove lo strumento principale era la fisarmonica.

Quando si andava a ballare, le ragazze erano sempre accompagnate dal fratello maggiore o da un parente e dovevano rientrare a casa prima di mezzanotte. Si ballava soprattutto il liscio, ma anche twist e mazurca".

Come si trascorrevano le festività?

"Durante le festività di solito si ospitavano i parenti a pranzo o a cena. In queste occasioni si collaborava anche con i vicini per preparare dolci e piatti tipici. Il Natale si aspettava con impazienza per i regali, come scarpe e vestiti nuovi. Per la befana,

invece, si riceveva la calza riempita con fichi, mele e noccioline".

Classe 3ªH Scuola Secondaria

di I grado ‘Raimondo

Montecuccoli’ di Pavullo