Fonderie Madonnina, forni spenti Ora il quartiere può girare pagina

Ultimate le commesse, la proprietà ha ’abbassato la serranda’: "Confermiamo lo stop alla produzione". È l’ultimo capitolo di una battaglia durata anni, prima con sit-in e manifestazioni e poi in tribunale

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di Vincenzo Malara

I forni sono spenti. E lo stop dovrebbe essere quello definitivo. Venerdì pomeriggio le Fonderie Cooperative alla Madonnina hanno ‘abbassato l’interruttore’. Come promesso e annunciato dalla stessa azienda due settimane fa sulle pagine del Carlino, la fabbrica ha concluso gli ultimi ordinativi da parte della clientela e fermato la produzione. E’ una notizia a sua modo storica per il quartiere, dopo gli ultimi ‘stop and go’, che avevano prima imposto a Fonderie di sospendere l’attività fusoria su ordine di Arpae a fine gennaio (in linea con quanto promesso nel protocollo d’intesa con l’amministrazione), salvo poi ripartire pochi giorni dopo, contestualmente al ricorso al Tar della proprietà, fino al nuovo stop deciso dallo stesso Tribunale amministrativo regionale il 9 marzo. A stretto giro, era arrivato un altro ricorso dell’azienda, questa volta al Consiglio di Stato, che aveva permesso a Fonderie di riavviare un’altra (l’ultima) fase produttiva, terminata venerdì.

Sono stati anni densi di battaglie, con la mobilitazione incessante del comitato ‘Respiriamo Aria Pulita’ a cui si è unito, da qualche mese, anche il ‘no’ netto dell’Amministrazione e Arpae a qualsiasi forma di proroga. A questo punto sarà una pura formalità l’udienza collegiale del Consiglio di Stato del prossimo 7 aprile, che dovrà stabilire se Fonderie era legittimata o meno a richiedere una proroga sulla base del prolungamento dello stato d’emergenza Covid.

Risolto il nodo della chiusura, si apre ora un nuovo capitolo della vicenda, quello legato alla dismissione dell’impianto per cui la proprietà di Fonderie ha già fatto domanda di autorizzazione ad Arpae. I ricorsi hanno permesso, di fatto, all’azienda di guadagnare il tempo necessario a terminare le ultime commesse, anche se adesso resta aperta la questione lavorativa (i sindacati sono al lavoro), con i dipendenti che, salvo sorprese, saranno delocalizzati in una sede di Cento. Contattata dal Carlino, l’azienda si limita a confermare lo stop alla produzione.

Intanto, tirano (finalmente) il sospiro di sollievo finale i residenti, che anche negli ultimi mesi hanno segnalato ripetutamente cattivi odori e cenere sui balconi delle case. "Prendiamo atto della cessazione della parte fusoria e non possiamo che esserne felici, anche perché la consideriamo una nostra vittoria – spiega la portavoce del comitato ‘Respiriamo Aria Pulita’, Chiara Costetti –. Adesso, però, chiediamo chiarezza su alcune attività minori che, da quello che sappiamo, proseguiranno fino ad agosto. Il patto con la città era diverso, che cioè a fine gennaio si fermasse l’intero stabilimento, mentre con i vari ricorsi siamo arrivati ad oggi. Nulla si sa, poi, sulla bonifica e lo smaltimento dei rifiuti, per questo – continua la referente del gruppo – ci aspettiamo controlli costanti da parte delle autorità preposte. Auspichiamo, infine, che inizi il percorso partecipato col quartiere che accompagnerà la dismissione dell’azienda".