
Scioglie la riserva Francesco Ori, 47 anni, ex assessore provinciale, attuale tesoriere del Partito democratico. Laurea in Filosofia, negli ultimi dieci anni è stato fuori dalla politica, lavorando per aziende del settore delle traduzioni tecniche e nella formazione.
Ori, correrà da sindaco per le amministrative?
"Questa non dovrebbe essere la prima domanda, ma l’ultima. Nel senso che la mia disponibilità a candidarmi nasce dalla richiesta di diverse persone ma mi piacerebbe che maturasse nel percorso programmatico che il partito ha aperto. Prevedendo anche un confronto con altre proposte".
Chi sono queste persone che le hanno chiesto di farsi avanti?
"Sono all’interno del partito e fuori, espressione del mondo del lavoro e dell’imprenditoria che in questi anni mi hanno conosciuto per il mio lavoro in azienda e che mi hanno espresso apprezzamento per come mi rapporto alle questioni, alle persone, le modalità con cui risolvo i problemi".
Cosa chiedono questi mondi agli amministratori pubblici?
"Di essere ascoltati. Modena non è una città che pretende la rivoluzione, è una città di donne e uomini capaci di fare bene e ha solo bisogno di essere ascoltata e di partecipare alle scelte fondamentali per la città".
Ritiene che questi elementi siano mancati in questi anni?
"No, ma è evidente che quando ci sono stati dei problemi la ragione è stata la sottovalutazione delle fasi di ascolto e di partecipazione dei cittadini".
Qual è l’idea di città che propone?
"Le politiche della casa in primis. Perché raccontano che città vogliamo: possibilità per gli universitari, opportunità per le giovani coppie che desiderano costruire una famiglia, per le persone sole e per una popolazione che invecchia e che avrà sempre più bisogno di cura".
Altri temi importanti?
"Le disuguaglianze. Dobbiamo riuscire a vedere la città con gli occhi delle persone fragili, a partire ad esempio da chi ha problemi di salute mentale. Se riusciamo a dare una risposta a loro, attraverso il lavoro e la casa come insegnava Basaglia, incontri le esigenze di tutta la città. Poi ci sono altre due questioni importanti".
Quali?
"La necessità di coniugare la città al femminile in termini di servizi, e poi attrezzarsi per la transizione climatica attraverso l’Innovazione tecnologica".
Aspiranti candidati nel Pd non mancano, i nomi più certi sono quelli di Bosi e Bortolamasi. Ma dalla segreteria hanno già detto che alle primarie di coalizione si va con non più di due candidati.
"Buon senso vorrebbe che più che al numero si badasse ai contenuti: sarebbe opportuno che alle primarie si presentassero profili programmatici diversi, non doppioni. Sarebbe curioso il contrario. Nessuno è indispensabile".
Il futuro candidato dovrà essere in grado di costruire un’alleanza ampia, da Italia viva al Movimento 5 stelle.
"Partendo dai contenuti programmatici sarà più facile".
Le frizioni di questi giorni nel centrosinistra riguardano anche le spinte di una parte a candidare un ‘civico’ fuori dai partiti per mettere d’accordo tutti.
"Credo che Modena abbia una classe dirigente politica sufficiente per esprimere una candidatura a sindaco. Quando si opta per il civico vuol dire che c’è una debolezza dei partiti".
Rispetto a Muzzarelli o Bonaccini per esempio, le candidature che trapelano compresa la sua vengono considerate poco carismatiche, difettano di capacità di leadership.
"Non è necessariamente un male. Gian Carlo e Stefano hanno governato bene, ma credo che si debba insistere sulla formazione di una squadra di qualità, non sulla ricerca di un Top Player".