
di Matteo Giannacco
La montagna è ferita. In un territorio distante dalle grandi arterie di comunicazione, sempre meno abitato, il recente e anomalo maltempo ha lasciato segni profondi. Le frane sono un fenomeno che caratterizza da sempre questi territori ma, nel tempo, si è aggravato. A causa degli scarsi fondi a disposizione dei comuni e per il progressivo abbandono dei terreni.
Una delle zone più colpite, in provincia, è quella di Prignano sulla Secchia. Quasi 80 chilometri quadrati, 7 frazioni e un reticolo stradale lungo oltre 165 chilometri. Con le piogge incessanti di maggio, si contano i danni. Sono 26 le frane attive monitorate costantemente dai tecnici del Comune e dalla Protezione Civile, pari al 7% di quelle di tutta l’Emilia-Romagna (380). E sono 4 le ordinanze di chiusura di strade dell’Amministrazione locale, di cui una ha comportato lo sgombero dei residenti. La frana più grave è senz’altro quella sulla strada provinciale 19, in località Casa Azzoni, sul tratto che da San Michele sale verso il capoluogo. Sopra Casa Azzoni abita Fabrizio Spezzani, 53 anni, camionista. Nel periodo in cui è stato bloccato il transito dei mezzi pesanti (fino a ieri pomeriggio), è stato costretto insieme ad altri 3 colleghi a lasciare il suo rimorchio a valle, incustodito. "Un grande disagio. Sono 10 anni che in quel punto si registrano criticità, ma finora è stato fatto solo qualche rattoppo. Oggi ci troviamo in emergenza, senza sapere quanto tempo servirà per un intervento. La soluzione potrebbe essere quella di svuotare a valle la frana e riempirla con grandi massi". In via Pianazza, vicino Montebaranzone, la strada è stata chiusa, mettendo in difficoltà i 7 nuclei familiari residenti. "C’è stato anche un allagamento – spiega l’agricoltore Maurizio Borghi – causato dalla chiusura di un tubo di scarico sotto un piccolo ponte, che ha interessato il garage di mio fratello e una stalla. Ci siamo trovati, di notte, con le mucche che ‘nuotavano’ in mezzo metro di acqua e fango. Un disastro! C’è voluta una settimana per asciugare e pulire". Il problema più grave è la frana che ha portato via circa 20 metri di sponda stradale. "Attualmente la raccolta del latte, che si fa 2 volte al giorno, è costretta a fare il giro per Sassuolo, aumentando costi e tempi". Sempre a Montebaranzone, è stato necessario intervenire anche sulla storica via Vandelli, grazie all’impegno di Alex Milioli, artigiano edile, che in questi giorni è partito come volontario per la Romagna. A Pigneto, su via Chiesa, una frana ha rischiato di rendere impraticabile il transito. Per fortuna la strada è aperta ma a senso unico alternato. "Qui ci sono 20 famiglie, un’azienda agricola e un allevamento di suini – spiega Sergio Bucciarelli, operaio di un’officina di Fiorano che vive a 500 metri dallo smottamento – e per i residenti non c’è via d’uscita alternativa". Anche in questo caso si tratta di un dissesto storico che si è rimesso in moto danneggiando un muro di contenimento. "Abbiamo lavorato tutti, sabato e domenica, per portare ghiaia e deviare l’acqua" racconta. Appena sopra il capoluogo è stata chiusa, nuovamente, la strada per Montechiaratore e anche via Monte ha subito 2 smottamenti. Enrico Macchioni è uno dei titolari dell’Azienda agricola ‘La Fenice’ che conferisce al Caseificio San Lorenzo. "Ci siamo attivati subito, per adesso si riesce a passare ma credo sia necessario prevedere interventi pesanti. Siamo preoccupati, ci auguriamo che siano sbloccati in fretta i fondi necessari per ricostruire. Noi passiamo con mezzi pesanti, e abbiamo necessità di oltre 500 quintali di mangime al mese. Restare isolati sarebbe una catastrofe". Su via Casalcicogno, una piccola strada che collega la provinciale 21 di Serramazzoni con l’area industriale del Pescarolo e San Michele, verso Sassuolo, vive Mirco Bucciarelli, titolare dell’Azienda agricola ‘La Fazenda’ che insieme al fratello Silvio è intervenuto per pulire le scoline e rifare l’argine della strada, percorsa da molti pendolari. L’asfalto è stato letteralmente ‘svuotato’ dalla forza dell’acqua. "Per adesso sta ancora su, ma fino all’inverno non ci arriva. Siamo più di 40 ad abitare lungo la strada. Intervenire subito sarebbe più conveniente di aspettare che venga giù la strada". La situazione è precaria e coinvolge un’intera comunità, che chiede aiuti concreti. E rapidi.