Fuga da Ostetricia, restano i pensionati

Mirandola, il reparto retto da medici ormai prossimi alla fine del servizio o già ritirati. Turni riempiti da dottori in trasferta o specializzandi

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Ancora 50 giorni e con la fine dell’emergenza terremoto e della deroga concessa fino al 31 dicembre la sorte del Punto Nascita di Mirandola pare sempre più incerta. Le voci e le prese di posizione per scongiurare questa eventualità si rincorrono quotidianamente. Dopo il sindaco di Mirandola si fa sentire anche l’Unione dei comuni modenesi Area Nord (Ucman) che respinge ogni ipotesi di chiusura. "Come sindaci, in sede di Giunta Ucman – spiega il presidente Alberto Calciolari - abbiamo approvato un documento con cui chiediamo di rilanciare l’obiettivo del potenziamento dell’Ospedale di Mirandola e questo documento sarà ora la base da cui partire per un dialogo con la direzione generale dell’Ausl, la Conferenza Territoriale Socio-Sanitaria e la Regione con cui questo obiettivo è stato a suo tempo condiviso".

Ma la fine dell’emergenza terremoto su cui si era retta la deroga, non spegne i timori, poiché se si continuasse in un regime di deroga difficilmente il Punto Nascita di Mirandola potrebbe risultare attrattivo per specialisti di ostetricia e ginecologia. Pur avendo Mirandola e i comuni limitrofi un potenziale di oltre 600 nasciteanno (582 nel 2020), si è passati dai 660 parti prima del terremoto (2011) a poco più di 300 lo scorso anno. Questo – secondo molti - è stato il frutto di una politica aziendale perseguita con l’arrivo di un primario "a scavalco" da Carpi, che nel corso degli anni ha posto dei limiti a chi doveva partorire a Mirandola per indurre le donne a partorire a Carpi, dove le nascite erano via via nettamente calate, dirottando verso l’ospedale della città dei Pio i cesarei ripetuti, le gravide con diabete gestazione, quelle con BMI (rapporto altezzapeso maggiore di 30). Solo da un anno vi è un direttore autonomo, il dottor Alessandro Ferrari, coadiuvato da due ginecologiostetrici, i dottori Riccardo Delli Carpini e Donatella Tavernari, ormai prossima però alla pensione e non più in servizio attivo. Per l’attività in sala operatoria e limitatamente ad essa sono coadiuvati dal dottor Marcantonio Vezzani, in pensione da qualche anno. C’è poi il dottor Ricardo Rolli, anziano ex primario di Mirandola, anche egli pensionato, che ha un contratto esclusivamente per guardie notturne dalle 20 alle 8. Per ricoprire i turni diurni e notturni vengono anche medici da Carpi e dal Policlinico di Modena e di giorno vi è anche uno specializzando Unimore a supporto del servizio. Per consentire turnazioni e riposi da un paio di mesi nei weekend i turni sono ricoperti da medici forniti da cooperative. Sono questi elementi che rendono fluida e precaria la situazione.

Alberto Greco