Le rubano il bancomat mentre è ricoverata, risarcita grazie a Federconsumatori

La donna si trovava all’ospedale di Cesena

Un’immagine generica di ospedale

Un’immagine generica di ospedale

Modena, 24 aprile 2019 - Per nove giorni, nel 2018, una signora carpigiana (di nome Marzia) era stata ricoverata per un intervento chirurgico in un ospedale di Cesena. Mentre era in sala operatoria le era stato sottratto il portafoglio con il contante, i documenti ed una ‘Carta libretto’, il bancomat di Poste Italiane. Solo al momento delle dimissioni si accorgeva del furto, procedendo immediatamente a bloccare la carta ed a sporgere denuncia. Purtroppo la carta era già stata utilizzata dai ladri, che avevano effettuato in ognuno dei giorni successivi al furto cinque prelievi, per complessivi 2.400 euro.

Tramite Federconsumatori di Modena Marzia presentava reclamo all’arbitro bancario finanziario per il disconoscimento delle operazioni, che Poste Italiane negava, sostenendo che la Signora aveva tenuto un comportamento gravemente colposo, conservando il pin unitamente alla carta. Marzia invece affermava, anche al momento della denuncia e con decisione, che in nessun modo il pin era conservato assieme alla carta, ma era da lei memorizzato.

L’Arbitro Bancario Finanziario, al quale Marzia tramite Federconsumatori si rivolgeva, attribuiva a Poste Italiane la responsabilità di non avere predisposto sistemi di sicurezza e di allerta, quali l’sms alert. In particolare il Collegio Arbitrale sosteneva, nella propria decisione, che la mancata attivazione (o il mancato funzionamento) di un sistema di sms alert è responsabilità del soggetto gestore della carta, in questo caso Poste Italiane. Ancora di più il Collegio precisava che l’attivazione di un sistema di sms alert era un obbligo, superabile soltanto di fronte ad un rifiuto esplicito del cliente. Nel caso in questione Poste Italiane non aveva proposto nulla alla Signora Marzia. La decisione accoglieva quindi le richieste di Federconsumatori, ma a fronte della possibile leggerezza nel conservare il pin assieme alla carta (negato da Marzia), il risarcimento veniva limitato a 1.800 euro, ai quali si aggiungevano 220 euro di contributo spese.