Con l’avvicinarsi della fine del superbonus, fissata al 31 dicembre 2023, si intensificano le voci che chiedono modalità di uscita che attenuino l’impatto che si potrebbe avere sull’occupazione e anche sulla sopravvivenza di molte aziende. Solo a Modena città le pratiche edilizie presentate all’amministrazione per cantieri che fruiscono del 110, al 31 ottobre, sono complessivamente 2.411, di cui 369 nel 2021, 1.870 nel 2022 e 172 nei primi 10 mesi del 2023. Cna calcola che i cantieri impossibilitati a chiudere entro la scadenza in provincia siano almeno 300. E Cgil parla di una perdita di 3.000 posti di lavoro.
Di cosa accadrà ne parliamo con Stefano Betti, di Costruzioni Generali Due srl, vicepresidente nazionale Ance, l’associazione dei costruttori edili, aderenti a Confindustria.
Vicepresidente, preoccupati per la fine del superbonus?
"Evidentemente sì. Da mesi stiamo chiedendo non nuovi cantieri, ma una ’fine ordinata dei cantieri in corso’. Nella malaugurata ipotesi che non venga accettata dal Governo la richiesta di proroga dei termini di scadenza dell’aliquota 110% per i condomini, richiesta a gran voce da noi, ma anche dai professionisti e dagli amministratori condominiali, si creeranno contenziosi tra condomini e imprese. Se i condomini non riusciranno a pagare il 30% di decalage previsto, succederà che le imprese non potranno godere neanche dello sconto in fattura sul residuo 70, rispetto a quel 30, e fermeranno i cantieri. In conseguenza di ciò, ai condomini verranno richiesti indietro dalla Agenzia delle Entrate anche i soldi dei saldi precedenti. Siamo seduti su una bomba a orologeria che vorremmo tutti disinnescare".
Il Governo ha agito da solo o si è sentito con voi?
"Il Governo ha stabilito la fine del superbonus al 31 dicembre di quest’anno, ma poi ha agito, senza consultare gli operatori, con una serie di provvedimenti intermedi che hanno creato situazioni oggettive di difficoltà per le imprese e i cittadini riguardo alla disponibilità del settore creditizio e finanziario a recepire i crediti di imposta. In carenza di liquidità non per propria colpa, ma per il cambiamento delle regole in corso d’opera, le imprese hanno dovuto fermarsi o rallentare i cantieri e, pertanto, i cantieri che dovevano finire al 31 dicembre sono in forte ritardo. Quindi chiediamo una proroga per far sì che i cantieri che sono in corso che hanno già buona capacità di avanzamento – noi diciamo per un 60% almeno – possano avere perlomeno 6 mesi di proroga".
Si può quantificare quanti cantieri sono interessati alla proroga?
"Il numero di 300 in provincia di Modena è plausibile. Gli ultimi dati Enea usciti il 30 ottobre ci dicono che ci sono ancora a livello nazionale, solo superbonus lato Eco, cantieri per 12 miliardi da terminare. Un richiamo è venuto anche dall’Ordine nazionale dei commercialisti, che in audizione al Senato per la manovra hanno cominciato a chiedere modalità di sanatoria dei potenziali futuri contenziosi sul 110. Questo la dice lunga sulla preoccupazione generale che c’è attorno ad una fine disordinata e non gestita del superbonus".
Quali riflessi sulla occupazione?
"Sulla occupazione la mancata proroga avrà un riflesso abbastanza immediato. Nella misura in cui le imprese non riusciranno a terminare i lavori, aggredite dai contenziosi da parte dei condomini, potrebbero fermare la propria produzione con un impatto inevitabile sulla occupazione, diretta e indiretta. C’è il concreto rischio che gli straordinari numeri che abbiamo fatto in termini di aumento di occupazione (a livello nazionale 200mila unità in questo post pandemia) in buona parte vada a scemare. Se si avrà una dimensione ordinata di uscita dal superbonus le imprese avranno, invece, il tempo di traslare dal mercato del superbonus al mercato del Pnrr".