"Giammi viveva per rendere felici gli altri"

Pavullo, in 500 ai funerali del 21enne stroncato da malore. Dall’atletica al calcio, comunità unita nel dolore. Bara sorretta dagli amici

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"Oggi non è un addio, non è un arrivederci: è un ‘bella Jim’". Come se Jim, soprannome di Gianmarco Verdi, 21 anni, scomparso nella notte tra venerdì e sabato all’ospedale di Baggiovara a seguito di un malore (sono stati donati gli organi), fosse ancora nella sua casa a Pavullo, tra i suoi amici, con la fidanzata e la famiglia; a sorridere, scherzare e continuare a portare avanti la sua vita tanto piena di senso del dovere, passioni, amore.

È stato salutato in questa maniera Giammi, ieri al termine dei funerali, dal fratello più piccolo Andrea. Davanti alla chiesa di San Bartolomeo gremita, così come la piazza antistante e quella del Comune, si sono ritrovate almeno 500 persone. Tutta Pavullo, così come Serramazzoni e Lama, ma anche persone dalla pianura e dal resto della montagna. Più comunità, più generazioni incredibilmente commosse e abbracciate nel dolore.

Ad accompagnare il feretro in chiesa, sulle spalle, gli amici più stretti di Giammi, per stare vicino a lui fino all’ultimo momento. Attorno, i compagni dell’Atletica Frignano e della Fratellanza di Modena, i coach, gli ex insegnanti, il Pavullo Fc (di cui il papà Ciro è presidente), l’assessore allo sport Monti, il sindaco Venturelli, i consiglieri comunali e i tantissimi amici. Ma anche concittadini che non lo conoscevano in prima persona, accorsi, scossi dalla tragedia, per partecipare al dolore di una comunità che ha dimostrato al tempo stesso coesione e forza. Così come "speranza", la stessa alla quale don Roberto Montecchi ha particolarmente alluso durante tutta l’omelia. "In questo momento – ha detto il parroco – credo siano molte e difficili le domande che salgono al cuore. E se anche ci potesse essere una risposta esauriente, non ci sarebbe comunque consolazione. Viene da chiedersi: è giusto? È umano? Dobbiamo trovare qualche parola per descrivere ciò che stiamo vivendo e sopravvivere all’angoscia. Dov’è Dio: l’altra sera (venerdi, ndr) non c’era? La risposta è che Dio non interviene nella nostra vita libera – non lo ha fatto nemmeno per suo figlio –, Dio sta nella speranza di ciascuno di noi. Alle persone a lui più vicine chiediamo di continuare a custodire la stima per la vita. Nonostante tutto, abbiamo bisogno che voi ci diciate di ‘sperare’. Se non avessimo conosciuto Gianmarco, non staremmo soffrendo: non amare qualcuno è molto peggio di qualsiasi perdita".

Al termine della Celebrazione eucaristica, ha preso la parola il fratello maggiore Jacopo, poi il più piccolo Andrea. "Giammi era una persona che non ci ha mai detto ‘no’ – ha ricordato Jacopo –. Per noi si sacrificava a giocare a palla, a ping-pong, a fare ‘la lotta’ sul letto dei genitori, a cucinare la carbonara. A differenza nostra, non gli importava di vincere, ma solo rendere felici le persone a lui vicine".

All’uscita della salma dalla chiesa, prima del corteo verso il cimitero di Monteobizzo, un forte applauso. Poi un silenzio lunghissimo, quasi interminabile, che ha detto molto più di tante parole: su chi era Gianmarco, Giammi o, per gli amici più cari, Jim. Tutti raccolti attorno a lui, affranti, per capire come riuscire ad andare avanti ancora una volta e "imparare – per usare le parole del fratello Andrea – a non dare mai nulla e nessuno per scontato".

Riccardo Pugliese