"Giovani e lavoro, il virus congela i tirocini"

L’allarme di Lonardoni, direttore dell’ente di formazione Ifoa: "Eravamo già indietro, ora serve un piano straordinario"

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Tra le numerose vittime dell’emergenza Covid ce ne sono alcune "per le quali non è stata prevista alcuna misura di sostegno e di cui non si parla mai". Eppure questa categoria di vittime è stata quella percentualmente più colpita. Si tratta di quei giovani che, concluso un percorso di studi, cercano di collocarsi nel mondo del lavoro e per i quali ci sarebbe bisogno di un "piano straordinario di interventi". Per questo la nostra Regione "potrebbe svolgere ancora una volta il ruolo di apripista". Lo sostiene Umberto Lonardoni, direttore generale di Ifoa, l’ente di formazione nato dalla volontà delle Camere di commercio, presente in tutte le province dell’Emilia-Romagna.

Direttore, la transizione fra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro si è fatta più impegnativa con il Covid?

"Sì e non partiamo certo da una situazione particolarmente brillante. L’Italia era già ampiamente deficitaria nell’offrire ai ragazzi opportunità di inserimento lavorativo prima dell’epidemia. Basti ricordare quelle percentuali da paura sulla disoccupazione giovanile che fra il 2012 e il 2016 giravano regolarmente sopra il 40%, per poi arrivare nel 2019 appena sotto il 30%: un dato migliore, ma certo non rassicurante".

Eppure di misure a sostegno dell’occupazione giovanile ne sono state messe in campo in questi ultimi anni.

"I pochi strumenti ora sono di fatto fermi. L’alternanza scuola lavoro è stata prima depotenziata da una controriforma quantomeno affrettata e ora si è ovviamente bloccata a causa del virus, avendo le scuole ben altre priorità. I tirocini formativi e gli stage hanno allo stesso tempo subito limitazioni e stop a causa del lockdown e solo recentemente si ricomincia ad attivarne. Anche i percorsi di formazione e di accompagnamento al lavoro hanno dovuto fermarsi e anch’essi hanno ricominciato solo recentemente a svolgersi spesso con modalità online che sicuramente consente un trasferimento di ‘conoscenze’ ma certo è più limitata nel permettere il trasferimento di ‘esperienze’".

E le azioni previste dal governo per tutelare il lavoro dopo il lockdown?

"Paradossalmente possono essere d’ostacolo all’ingresso di nuova forza lavoro, soprattutto giovanile. A queste aggiungiamo pure l’incertezza che ogni impresa vive sul suo futuro, che costituisce l’ostacolo maggiore per qualsiasi investimento compreso quello che riguarda l’inserimento di nuovo personale, anche giovane. Credo che nei vari decreti del Governo ci sia veramente poco per questo, a differenza ad esempio di quello che sta facendo la Francia che ha ipotizzato un corposo intervento di sostegno all’apprendistato. Per ora, qui da noi non vi è nulla di tutto ciò, e credo sia un errore grave, perché insieme ad un’intera generazione di ragazzi già formati che non trova opportunità e futuro purtroppo è l’intero paese che rischia di non averlo, quel futuro".

Cosa serve quindi?

"Serve un intervento forte e immediato da parte delle istituzioni e delle forze sociali per riattivare gli strumenti sospesi e metterne in campo di nuovi. Abbiamo davanti a noi un’occasione unica rappresentata dalle ingenti risorse che l’Europa sta stanziando per sostenere i Paesi europei duramente colpiti dalla crisi. I fondi della nuova programmazione 2021-2027, il Recovery fund e gli altri fondi che saranno resi disponibili rappresentano una grande opportunità per mettere in campo azioni concrete, nuove e straordinarie per liberare le energie di cui i giovani dispongono. Ma ci vogliono idee e, di più, ci vogliono esperienze positive replicabili. Su questo la nostra Regione potrebbe fare uno sforzo supplementare, e svolgere ancora una volta il ruolo di apripista di una nuova stagione di riforme a livello nazionale, attivando da subito un piano straordinario di interventi a favore dell’occupazione delle ‘giovani energie’: un piano aperto, moderno e rapido che possa calmierare gli effetti prodotti dal Covid-19 e attivare processi profondi di innovazione, facendo diventare l’Emilia Romagna sempre di più una regione per giovani".

p. t.