"Giro di vite sulle discoteche, qui i veri rischi in piazze e viali"

Paolo Buzzega, presidente dell’associazione che riunisce i locali da ballo (Silb): "In Pomposa, ad esempio, è facile imbattersi in ragazzi assembrati e senza protezioni"

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Ridurre la capienza delle discoteche? Legittimo, ma sarebbe un’ipocrisia demonizzare i locali della notte, trasformandoli nei capri espiatori colpevoli del rialzo dei contagi da Covid, specialmente tra i più giovani. Lo dice chiaramente Paolo Buzzega, presidente provinciale Silb-Confcommercio, nelle ore in cui è entrata in vigore la nuova ordinanza firmata da Bonaccini che dimezza gli ingressi e stabilisce l’obbligo di indossare sempre la mascherina. "Per quanto riguarda la provincia di Modena voglio comunque essere chiaro – spiega –: l’80 per cento delle discoteche è chiuso, quindi da noi questo problema non esiste. Casomai l’attenzione va rivolta ad altri contesti, a partire dai luoghi della movida dove, da quello che posso notare, le regole vengono rispettate davvero pochissimo". Qualche esempio? Buzzega snocciola alcune situazioni al limite: "Penso ai viali, ma anche alla Pomposa in cui non è difficile imbattersi in gruppi di ragazzi che in barba alle indicazioni passano la serata a bere e divertirsi senza indossare la mascherina. Insomma, quello che voglio dire è che non serve avere un luogo di ritrovo notturno per trasgredire e fare assembramenti, basta uscire e dirigersi in qualsiasi bar e punto di aggregazione. A volte può essere più pericolosa una piazza troppo piena che un locale con 300 persone in cui però si rispettano le norme. Eviterei quella ipocrisia politica che sento in queste ore sulle discoteche". Stesso discorso, aggiunge il presidente provinciale Silb-Confcommercio, "riguarda la Romagna, territorio a cui mira maggiormente l’ordinanza del presidente della Regione Bonaccini. Come rappresentante di questa categoria, vorrei che non venissero incolpati degli esercenti che seguono minuziosamente le regole, quando tutto intorno, invece, c’è un sistema economico fatto di bar, ristoranti e altro, che si attiva dal mattino presto fino a notte fonda offrendo ai giovani svariate occasioni per ritrovarsi e quindi creare il rischio di assembramenti e contagi".

"E’ lì – conclude Buzzega – che dovrebbe concentrarsi l’attenzione delle autorità per verificare che vengano rispettati i distanziamenti e l’uso delle mascherine. Anche in questo caso, parlare soltanto di discoteche è fuorviante e crea una sorta di caccia alle streghe inaccettabile. La guardia per arginare il Coronavirus ed evitare una seconda ondata devono tenerla alta tutti, non solo certe categorie".