di Stefano Marchetti
Cosa cerca nel viaggio? "Prima di tutto la diversità. Ogni volta desidero mettermi in discussione, capire che nel mondo ci sono tanti modi di vivere e, a volte, sopravvivere. Occorre soltanto avere uno sguardo aperto", confida Alessandro Bergamini, 37 anni, finalese, che si è affermato fra i più apprezzati fotografi di viaggio, premiato anche dal ’National Geographic’. Dalla Cina all’Afghanistan, dalla Nuova Guinea al Myanmar e alla terre ghiacciate dell’Himalaya, Alessandro percorre il mondo con il suo obiettivo e soprattutto con i suoi occhi, cercando altri occhi: quelli dei bambini, dei pastori, delle donne con il viso segnato dal tempo o dei monaci tibetani che ascoltano il soffio dell’anima. È tutta questa ’Humanity’ che Alessandro Bergamini presenta in un’emozionante mostra, allestita fino al 4 giugno all’ex Guardia Nazionale proprio nella ‘sua’ Finale. Curata da Valerio Ballotta, esperto d’arte e gallerista, che ha anche accompagnato Alessandro in avventurose spedizioni, l’esposizione ripercorre un lungo, paziente lavoro di ricerca e di ‘ritratto’. In continua evoluzione. "Da sempre amo viaggiare. Ma, più che ammirare i monumenti, ho sempre preferito incontrare le persone, ascoltare i loro racconti, conoscere le loro tradizioni, spesso molto lontane dalle nostre", spiega Bergamini. E da questo ‘stupore’ verso paesi remoti si è avviato poi il lavoro di testimonianza fotografica. I suoi scatti non sono di reportage, Bergamini non fotografa battaglie e guerre (anche se si è trovato lungo strade costellate di feroci, ataviche divisioni) ma cerca soprattutto gli sguardi, "le parole mute e le storie non raccontate". Si avvicina con delicatezza, con grazia e con rispetto alle genti che incontra e riesce a metterne a fuoco anche i silenzi, i pensieri nascosti, la loro curiosità che va di pari passo con la sua. "Quando arrivo in un villaggio o in una comunità, non voglio mai forzare i loro usi: a volte offro un regalo, quasi sempre è sufficiente portare un sorriso. Si può essere accolti o respinti, come del resto accadrebbe anche da noi. Poi si entra in comunicazione".
Tante foto suscitano sincera empatia. Come gli occhi del giovane Q’ero di Qollpachuco, Perù, e quelli azzurrissimi e profondi di un’ottantenne di etnia Kalash del Pakistan, con la sua treccia di capelli e i suoi abiti colorati. E l’abbraccio di ’Eterno amore’ di una coppia in India, "una foto a cui sono particolarmente affezionato – rivela Bergamini –. Alcuni popoli dell’Asia non amano mostrare scambi affettuosi in pubblico: concedermi di scattare questa foto ha significato, per questa famiglia, farmi entrare nella sua quotidianità". Lo scorso inverno, insieme a Valerio Ballotta, Alessandro Bergamini ha affrontato il Chadar Trek nello Zanskar, la regione più remota dell’Himalaya indiano, percorrendo il fiume ghiacciato fino ai monasteri, con un trekking fra i più rischiosi. Ora si appresta a ripartire per raggiungere i monti prehimalayani del Kashmir, fino a 5400 metri di altezza. Poi tornerà in Papua Nuova Guinea, per conoscere nuove tribù, nuove comunità. "Il mondo nei suoi occhi è un luogo ricco di colori, paesaggi, persone, religioni, usanze – sottolinea Ballotta –. Alessandro ha scelto di raccontarne la bellezza".