Gli universitari si mobilitano per Erika: «Sia ammessa al corso di laurea»

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UNO studente universitario che ogni giorno si dedica alla cura della madre gravemente malata ha diritto a vedersi riconosciuto dall’Ateneo il ruolo di Caregiver e quindi il diritto ad accedere alla laurea magistrale nonostante non abbia raggiunto la media necessaria? Si possono dare diverse risposte a questa domanda ma quella che conta, per la 25enne di Rovereto Erika Borellini, è quelladell’Università di Modena che le ha negato l’iscrizione perchè le manca un solo punto: si è laureata, a febbraio, con 84 su 110 al corso triennale di Ingegneria elettronica, ma per iscriversi alla triennale servono 85 punti. L’Università non ha assegnato alcun punto bonus, come invece aveva chiesto Borellini, affermando che la deroga al regolamento sarebbe un «privilegio» che «porrebbe il problema etico di dovere garantire il medesimo trattamento ad altri che potrebbero legittimamente sentirsi lesi da un simile provvedimento e si verrebbe ad introdurre un’inaccettabile disparità di trattamento».

Uno dei pilastri portanti dell’azione educativa dell’Università di Modena e Reggio è «la parità di trattamento per tutti i suoi studenti», anche per gli studenti con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento a cui vengono offerti servizi individualizzati che, si sottolinea, «non sono mai caratterizzati dall’abbassamento degli standard meritocratici che l’Ateneo ha adottato».

La vicenda non finisce qua. I compagni di università di Erika hanno lanciato una raccolta firme per chiedere la sua ammissione alla laurea magistrale e sulla piattaforma on line Change.org sono state raccolte oltre cento firme in meno di 24 ore. «I miei compagni di corso non pensano che io sia una privilegiata se vengo ammessa in deroga, anzi, mi stanno aiutando», spiega Borellini. «Chiedo solo di poter continuare a studiare, invece l’Università mi hanno offerto dei crediti formativi per il lavoro svolto a casa come Caregiver in modo da poter sostenere esami facoltativi: ma io voglio studiare e sostenere gli esami per acquisire competenze utili nel mondo del lavoro». Ha sempre sognato di lavorare per un’importante azienda biomedicale ma da quando la madre si è ammalata le sue priorità sono diventate altre: «Mi piacerebbe insegnare a scuola o lavorare con mio padre in uno studio di progettazione impianti, così potrei avere il tempo per continuare ad assistere mia madre a casa». Era il 2013 quando la vita della famiglia Borellini cambiò drammaticamente: Lorenza Tarasconi, 47 anni, si accasciò sul pavimento di casa colpita da aneurisma celebrare. La figlia Erika era con lei, chiamò il 118. «Fare il Caregiver è una mia scelta consapevole, ho scelto di occuparmi di mia madre, assieme a mio padre e ad una badante, perchè non vogliamo trasferirla in una struttura: all’Università di Modena chiedo di inserire nel regolamento il ruolo di Caregiver. Tutti ne parlano ma nessuno si impegna concretamente». Intanto in Senato è stato appena depositato un nuovo disegno di legge sul Caregiver familiare e della vicenda di Erika Borellini si stanno interessando alcuni parlamentari del Movimento Cinque Stelle.