Certificato gravidanza, la storia di una modenese. "Ecco la mia odissea"

Finale, Giuditta: "Per documentare il mio stato c’era posto solo nei consultori in Appennino"

Giuditta Frassoldati, 32 anni, residente a Finale: denuncia l’eccessiva burocrazia

Giuditta Frassoldati, 32 anni, residente a Finale: denuncia l’eccessiva burocrazia

Finale Emilia (Modena), 19 febbraio 2020 - Incinta di otto mesi, costretta a una ‘odissea’ per un semplice certificato di gravidanza, da allegare al modulo di richiesta per il bonus bebè. E’ successo a Giuditta Frassoldati, 32 anni, residente a Finale. "Lo scorso 14 gennaio – racconta Giuditta che diventerà mamma di un maschietto a metà marzo – mi sono recata alla Camera del Lavoro di Finale per avere informazioni sull’assegno di natalità e mi è stato detto di fare il certificato presso un Consultorio, e poiché nel mio paese di residenza è attivo non mi sono posta troppi problemi se non che, invece, bisogna accedere al Cup per la prenotazione, e così ho fatto". Tuttavia, la giovane gestante si è vista fissare l’appuntamento, "con mio grande stupore", a scelta nei seguenti Consultori: Pievepelago, Fanano, Pavullo, Vignola.

«E’ davvero assurdo – commenta – che per avere un semplice certificato ci si debba recare in Appennino, e tra l’altro con notevoli disagi per i nostri familiari che devono accompagnarci: non mi metto al volante incinta di 8 mesi se non per brevi tratti, e nelle strade del mio paese. Lo scorso dicembre – spiega – ho avuto episodi di malessere, e non voglio rischiare". Per evitare al marito di perdere un giorno di lavoro per causa sua, la giovane, già mamma di un bambino avuto durante il terremoto, bussa alla porta del medico curante chiedendo un aiuto: poter fare il certificato a Finale.

"Non mi sono data per vinta, ho fatto un ultimo tentativo andato a buon fine. A Finale, mi ha spiegato il mio medico curante, non c’erano prenotazioni, e così sono entrata finalmente in possesso del certificato di gravidanza, ma non finisce qui". All’ingresso della 39esima settimana del nono mese, la giovane mamma che ha scelto di partorire al Punto Nascite dell’ospedale di Mirandola, "per incentivare il numero dei nati ed evitare una sua possibile chiusura", deve aprire la cartella clinica e per farlo deve sottoporsi agli esami del sangue e all’elettrocardiogramma. "Torno nuovamente al Cup per prenotare visita e analisi e con rinnovato stupore mi viene fissato l’appuntamento all’ospedale di Mirandola per fine aprile. Peccato, però, che il mio bambino nascerà a metà marzo. Quindi, l’alternativa è tra Policlinico, Pavullo e Vignola. Anche se disoccupata, ho scelto una seconda via: la farmacia di Finale dove a pagamento mi sono già sottoposta alle analisi e all’elettrocardiogramma potendo così aprire la cartella clinica. Una mamma incinta, al pari di tutti i pazienti, dovrebbe avere strade ‘sanitarie’ meno tortuose", conclude.