"Grazie allo sport superiamo ogni ostacolo"

Quattro fratelli ucraini in fuga dalla guerra accolti dalla ’Fratellanza’: "E’ molto bello allenarsi qui, ci hanno già dato le divise"

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di Paolo Tomassone

"Mi piace molto correre a Modena. Molto più che in Ucraina. Perché qui c’è il sole. E poi ci hanno dato subito le divise, quelle degli atleti veri". Agata Apshay, 15 anni, sorride perché la guerra non le ha tolto la voglia di sognare e di battere in futuro il record nei 1.500 metri. Sulla pista di atletica della Fratellanza, due giri li compie in 2 minuti e 47 secondi. Sorride per gli ottimi risultati nelle gare e perché può condividere questa passione con il fratello e le sorelle: Amrita, di 14 anni, e i gemelli Avdei e Alika di 12 anni, anche loro innamorati della corsa e dello sport. Con lo sguardo fiero i quattro fratelli - arrivati in città l’8 marzo dopo un viaggio rocambolesco cominciato a Charkiv, al confine con la Russia, e proseguito in Romania prima di atterrare a Milano ed essere accompagnati a Modena dai nonni - trattengono le lacrime solo quando il pensiero corre ai genitori: "Li sentiamo tutti i giorni, stanno bene; anche i miei amici rimasti in Ucraina riusciamo a sentirli attraverso i social; ci mancano tanto ma qui ci stiamo trovando bene", spiega la ‘portavoce’ della famiglia. Non è la prima volta che visitano Modena: qui è nato il nonno e qui da vent’anni vive la nonna, anche lei ucraina d’origine. "In estate ogni anno venivamo a trovare i nonni – continua Agata – per questo conosciamo l’italiano. Stare qui ci piace molto, ma chiaramente preferiremmo essere a casa nostra. A scuola fanno la gara a portarmi qualcosa, un quaderno o una calcolatrice, se vedono che sono senza. Mi sono già ambientata, al Fermi, la mia scuola, e con i miei compagni: spesso ci troviamo anche dopo la scuola per studiare in biblioteca o per passare un po’ di tempo insieme. I miei fratelli più piccoli stanno con i nuovi amici e ogni fine settimana vanno in centro a passeggiare e a giocare al parco".

Dentro al campo scuola in poche settimane sono nate nuove amicizie. Non era scontato per i giovanissimi atleti proseguire nella pratica sportiva: "Da noi è obbligatorio il certificato di idoneità per questo abbiamo cercato di accelerare tutte le visite per non far perdere a loro questa opportunità" racconta il direttore della Medicina dello Sport, Gustavo Savino, sempre in contatto con i ragazzi e con gli allenatori della Fratellanza. "Al momento – aggiunge – siamo riusciti a inserire nelle società sportive una ventina di ragazzi in fuga dalla guerra, ma c’è ancora tanto spazio e noi ci metteremo a disposizione di chi avrà bisogno dell’idoneità". Ai blocchi di partenza, tre pomeriggi alla settimana, Agata, Amrita, Avdei e Alika arrivano sempre puntuali. "Sono autonomi per tutto, quando non li può accompagnare il nonno raggiungono il campo con i mezzi pubblici – dice Roberto Brighenti della Fratellanza assieme al vicepresidente Gianni Ferraguti –. Per ora siamo partiti con la corsa, ma viste le loro prestazioni e la loro tenacia certamente proseguiremo anche con il mezzofondo, il lancio e i salti". Intanto si provano gli scatti alla partenza. Nel tentativo disperato di togliersi dalla testa le immagini dei bombardamenti. Come prova a fare Amrita: "La mamma ci ha detto che la nostra casa ha un po’ di buchi ma è ancora intatta, mentre tutto intorno è distrutto".