Green pass, piccole aziende in crisi "Con poche assenze ci fermiamo"

Guido Pignatti della storica carrozzeria: "Chi fa il tampone è più soggetto a contrattempi. E chi ha pochi dipendenti non può permettersi di fare a meno anche di pochi collaboratori"

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di Roberto Grimaldi

Non siamo di fronte a un fuggi fuggi generale. La prima settimana di Green pass obbligatorio nei posti di lavoro, per il momento non ha provocato le temute assenze a valanga in uffici e capannoni. Secondo le associazioni di categoria, la percentuale di assenteismo dalle piccole aziende è intorno al 23%, una percentuale considerata normale e fisiologica. Quindi in un modo o nell’altro, con Green pass o tampone, la gente sta continuando ad andare al lavoro.

Questo però non significa che nelle aziende, soprattutto in quelle piccole, non ci sia il timore di rimanere di colpo a ranghi ridotti.

Rappresentativo per tutti un artigiano della vecchia guardia, Guido Pignatti dell’omonima carrozzeria: "A lavorare siamo in otto – dice Pignatti – lei capisce che bastano due assenze per metterci in grossa difficoltà. Da me abbiamo tutti il Green pass tranne due persone. Loro si presentano al lavoro dopo avere fatto il tampone. Ovvio che in queste condizioni, non possiamo essere sempre sicuri al cento per cento che quei due dipendenti ci saranno: basta un ritardo nel referto, un inghippo nel posto dove si sottopongono all’esame. E in un’azienda piccola, quando ti manca l’unica segretaria che si occupa della burocrazia e delle fatture o un montatore esperto, per forza di cose il lavoro rallenta".

Serve a poco, secondo l’imprenditore, il meccanismo della sostituzione: "Certi meccanismi non si imparano dall’oggi al domani. Un apprendista appena uscito dalla scuola, anche se bravo, non ha ancora la manualità per fare le stesse cosa che fa un carrozziere o un meccanico esperto. Ha bisogno di almeno un paio d’anni di pratica per essere autonomo e non avere qualcuno al suo fianco. Ecco perché dico che le assenze in una piccola azienda come la mia, si fanno sentire. Diverso il discorso per le grandi aziende – continua Guido Pignatti – chi ha cinquanta dipendenti riesce meglio a rimpiazzare che non si presenta al lavoro. Noi piccoli facciamo molta più fatica".

Sui motivi che ispirano i movimenti dei "no Green pass", Pignatti è perplesso: "Vedo le piazze piene... Eppure il 70% delle persone sono vaccinate. Mi chiedo chi siano queste persone che protestano, vorrei sapere esattamente qual è il motivo della loro rabbia. Credo che a monte, molto spesso ci siano motivazioni legate alla politica più che a motivi sanitari. Il vaccino è pericoloso? Io mi ci sono sottoposto senza problemi, il giorno stesso non solo non mi sono messo a riposo, ma addirittura mi sono recato al lavoro in carrozzeria, come tutti i giorni. Ecco perché non capisco chi rifiuta il siero o il Green Pass".