«Ha inflitto gravi sofferenze alla paziente»

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«HO visto la trasformazione da maligno a benigno…dei tumori. Ma si capisce che sono poche le persone capaci di sopportare. Io ne ho viste solo cinque, tutte guarite dopo». Ha convinto prima la sua ‘adepta’ e poi la paziente sul fatto «che deve essere il corpo ad eliminare il cancro, che se lo si asporta troppo presto nascono altre metastasi mentre se l’organismo lo espelle autonomamente, si guarisce». A causa di questi assurdi suggerimenti, però, ha causato la morte di una donna.

«E’ venuta meno ai fondamentali doveri della professione medica, infliggendo consapevolmente grandi sofferenze alla paziente e cercando di ‘coprire’ anche l’altra collega, senza mai assumersi le proprie responsabilità». E’ con queste motivazioni che i giudici del tribunale di Torino hanno condannato a tre anni di carcere e a tre di interdizione dalla professione Maria Gloria Alcover Lillo, omeopata modenese di 65 anni accusata, al pari della collega torinese Germana Durando, di omicidio colposo per il decesso della torinese Marina Lallo. La donna fu curata con tisane e rimedi omeopatici – come previsto dalla teoria hameriana, non riconosciuta a livello scientifico – nonostante un gravissimo melanoma. I giudici, nelle motivazioni della sentenza fanno presente come le due omeopate condividessero da anni lo stesso studio a Torino e come vi siano numerose conferme del rapporto tra l’omeopata modenese e la vittima. In una mail datata maggio 2012 Marina Lallo scrisse infatti a Germana Durando facendo riferimento ad una seduta a cui prese parte anche Gloria Alcover, affermando: «Le parole di Gloria mi ronzano nell’orecchio. Sentirlo chiamare ‘cancero’ mi ha fatto un po’ impressione. Adesso però mi sembra di essermi abituata a chiamarlo così. Parlarne mi aiuta ad esorcizzarlo». Alcover dichiarò di aver solo incontrato la vittima in studio e di averle confermato la presenza della lesione degenerativa cancerosa, ma di non essersi più occupata del caso. Le risultanze probatorie hanno dimostrato altro; così come hanno confermato come grazie alle ‘cure omeopatiche’ e psicologiche somministrate da Alcover alla vittima, quest’ultima si ritenesse guarita anche a pochi mesi dalla morte.

Erano gli anni 20042005 quando la vittima, Marina Lallo notò quello strano neo sopra la scapola. Si fece visitare in due diversi ospedali e nell’ultimo i medici le consigliarono un intervento di rimozione del nevo. Nonostante le indicazioni dei medici la donna decise di non sottoporsi all’intervento, confidando in quanto le aveva detto la dottoressa Germana Durando, la quale le aveva riferito che il neo non andava rimosso, nascendo da un problema psicologico. ‘Se lo risolvi, poi guarisci’, le aveva suggerito, basandosi proprio sulle direttive della mentore, Alcover Lillo. Nel 2013 la lesione peggiorò e la vittima scrisse all’omeopata: ho paura che il mio cancro vinca. Così è stato.

Valentina Reggiani