"Ha sempre difeso la dignità dei lavoratori E come tutti i riformisti si è trovato da solo"

Il ministro Patrizio Bianchi durante la commemorazione: "Ora dobbiamo avere coraggio e proseguire nel rinnovamento". Il rettore Porro: "Biagi era sempre attento ai bisogni reali delle persone e sapeva trovare soluzioni concrete"

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"Quando un professore di diritto dell’Università di Bologna veniva meno, l’annuncio del Rettore - almeno ai miei tempi - iniziava con questo motto latino ’Legis magister, vitae magister’. E questo fu Marco Biagi: maestro di diritto e maestro di vita". Queste le parole di Enrico Traversa, docente dell’Università di Bologna, che hanno concluso la giornata in ricordo di Marco Biagi. La cerimonia si era aperta con la deposizione di una corona ai piedi della lapide del professore, in largo Marco Biagi, da parte del sindaco Gian Carlo Muzzarelli, del rettore Unimore Carlo Adolfo Porro, della moglie Marina Orlandi e del figlio Francesco.

Nel suo saluto introduttivo a questa giornata, il rettore Porro ha ricordato di Biagi "l’eredità di innovatore della disciplina, sempre impegnato a seguire con rigore scientifico l’evoluzione dell’ordinamento giuridico, nazionale e internazionale, con particolare attenzione alla realtà dei processi sociali e ai bisogni concreti delle persone, orientandosi alla ricerca di soluzioni praticabili e realistiche ai problemi dell’occupazione, principalmente con riferimento ai soggetti più vulnerabili e svantaggiati". Alla commemorazione è intervenuto anche il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi. "In questi 20 anni – ha detto il ministro – Marco Biagi ci è mancato, è mancato a Marina a Lorenzo e Francesco, alla famiglia. E’ mancato a tutti noi. E’ mancato al Paese intero. E’ mancata la sua capacità garbata e severa di esplorare il presente e di preparare il futuro". Bianchi ha anche sottolineato come "Marco Biagi sia stato sempre coerente in tutto il suo lavoro, poiché aveva la capacità di cogliere la trasformazione dei sistemi, del lavoro, della società, e di capire, comparando contesti diversi, come si evolvevano gli strumenti per garantire la tutela dei diritti dei lavoratori. Lui lo ha fatto, volendo difendere la dignità di tutti i tipi di lavoro e come tutti i riformisti si è trovato solo. Ora noi dobbiamo proseguire nell’opera di costruire le condizioni perché i nostri figli possano svolgere con dignità lavori di cui noi ora non sappiamo nemmeno il nome; dobbiamo avere la dignità di essere un paese che ha il coraggio di fare scelte impopolari per raggiungere questo obiettivo". Il ministro ha sottolineato, quindi, che la scuola "non dovrebbe solo insegnare discipline, ma restituire ai professori la dignità di maestro, con la capacità di dare le competenze per vivere insieme, fare comunità, accogliere chi parla lingue diverse".

Commosso il ricordo fatto dal professor Traversa che ha ripercorso un’amicizia ed una frequentazione durate oltre 30 anni. Dagli anni dell’impegno politico nella federazione giovanile socialista, quando da giovane assistente universitario si schierò a "fianco degli agenti di polizia che reclamavano la smilitarizzazione dell’allora corpo della guardie di pubblica sicurezza", fino al decollo come docente universitario e giuslavorista. "Marco – ha affermato Traversa – non aveva alcun timore di esporsi in prima persona per le cause in cui credeva e che erano oggetto di aspre contese politiche. Aveva una mente vulcanica, capace di affrontare problemi sempre nuovi, alla ricerca di una soluzione innovativa". Inoltre, era uno dei massimi esperti di diritto del lavoro europeo e in questa veste "diede – ha concluso Traversa – un grandissimo contributo alla difesa dei diritti dei lavoratori europei, soprattutto per quanto riguarda chi lavorava in un paese diverso dal proprio e per la difesa dei diritti delle donne contro le discriminazioni".

Alberto Greco