"Ho pensato di non farcela, poi sono rinato"

La testimonianza di Gianni Sighinolfi, storico ingegnere della Bugatti: "Colpito dal virus, i medici mi avevano dato per spacciato"

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"Il giorno che sono stato dimesso ricordo distintamente l’odore dell’erba appena tagliata nel parco del Policlinico. Il momento migliore della mia vita". Questo è solo uno dei piccoli grandi aneddoti di un uomo che ce l’ha fatta, che ha sconfitto il Covid19 ed è sopravvissuto. Al ‘Carlino’ l’ex presidente delle Dogali e storico ingegnere della Bugatti di Campogalliano Gianni Sighinolfi, 72 anni, racconta tutta la drammatica esperienza del ricovero di 70 giorni per aver contratto in modo grave il virus. 25 giorni in terapia intensiva a Baggiovara, poi il trasferimento il 10 aprile al Policlinico per affrontare la lunga riabilitazione fisica. Infine il 20 maggio il tanto sospirato ritorno a casa. "Non vedevo l’ora di riabbracciare mia moglie, ma ho chiesto a mio figlio che era venuto a prendermi di pazientare un attimo per farmi respirare a pieni polmoni l’aria e per farmi godere il momento".

Lieto fine di una storia cominciata il 16 marzo, nel pieno della tempesta... "Dopo alcuni giorni di malessere torno a casa dal lavoro con forti dolori muscolari. Mio figlio chiama il medico che mi prescrive una Tachipirina, ma la febbre in due ore sale a 40. Arriva il 118 che mi porta a Baggiovara. Mi fanno subito il tampone, che risulta positivo. Poi si sono aperte le porte di ‘’un altro mondo’’: sono entrato dentro una stanza dove ho trovato 5 persone che sembravano degli astronauti, tutti vestiti con tute e caschi. Non vedevi la faccia, nessuno parlava. Mi sentivo svenire, poco dopo sono entrato in terapia intensiva: ho sentito un po’ di aria fresca sotto il naso e da lì il buio. Ho trascorso 16 giorni in coma, intubato e sedato".

Al risveglio è rimasto sedato, ma cosciente per altri 4 giorni in terapia intensiva. Forse i giorni più terribili... "Ho cominciato a vedere purtroppo i morti che passavano per il corridoio e a sentire i trapani dalle stanze vicine, utilizzati per chiudere le bare. Un rumore che ti entra in testa e non ti molla più. Poi un medico mi ha raccontato che su di me non avrebbero scommesso un centesimo e una sera hanno pure chiamato mia moglie annunciandole che non avrei superato la notte. Invece, a sorpresa, il mio corpo ha reagito alle cure, probabilmente il tanto sport che ho fatto in passato ha aiutato. Fatto sta che in 16 giorni ho sconfitto il Covid".

Il momento in cui ha capito di essere davvero ‘’ritornato’’ è stato però al Policlinico... "Sì, la prima volta che ho potuto videochiamare e vedere mia moglie, i miei figli e i miei nipoti. Lì mi sono reso conto di una nuova vita che iniziava".

Sighinolfi, lei ci tiene particolarmente a ringraziare i sanitari... "Ho toccato con mano cosa significhi ‘’fattore umano’’. Tanti medici, infermieri e operatori, molti under 30, che non mi hanno mai lasciato solo. Mi accarezzavano le braccia, mi sussurravano frasi di incoraggiamento, tenendomi vigile mentalmente. Tutte persone che hanno rischiato la vita per quelle degli altri. Eroi di questa guerra batteriologica. Gli devo tanto".

Cosa si porta dietro di questa esperienza? "Comprendo solo ora di aver sempre corso nella mia vita. Ma a cosa serve correre? La vita è un’altra, va presa con un altro spirito. Le priorità sono altre, la famiglia, gli affetti e le piccole cose. Come quel profumo di erba appena tagliata..."