«I brand si completano, operazione azzeccata»

L’imprenditore Messori: «Aggregazioni di questo tipo guardano all’export, i clienti cercano stile e servizi»

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«Sono favorevole a qualsiasi sinergia possibile in ogni settore: oggi oltre alla qualità ineccepibile dei prodotti, i clienti internazionali cercano servizi e assistenza diretta». Gianmarco Messori, alla guida della storica azienda di famiglia nata nel 1976 – all’avanguardia sul fronte del design, produzione e distribuzione del total look uomo – è rimasto piacevolmente sorpreso dall’acquisizione di Blumarine da parte di Liu Jo. «Vedrò presto Marco Marchi per fargli i complimenti – sorride Messori – non sapevo di questa acquisizione, leggendo i giornali ne sono rimasto piacevolmente impressionato. Soprattutto quando si profilano crisi all’orizzonte, le aggregazioni e le grandi dimensioni possono essere la soluzione per rilanciare aziende e comparto».

Blumarine, continua Messori, «non ha navigato in buonissime acque negli ultimi tempi, ma rimane un brand formidabile, che ha fatto la storia del settore: Marchi ha sicuramente fatto bingo con questa operazione». Tra l’altro, «i due brand non sono in competizione tra loro, si completano perfettamente perché Blumarine ha un posizionamento diverso rispetto a Liu Jo, che a sua volta ha una rete di retail eccezionale. I rispettivi punti di forza si fonderanno: vedo la possibilità di una collaborazione molto proficua».

Lo stilista – sempre alla ricerca di nuovi mercati (viaggia spesso per lavoro in Africa per esempio, dove in alcuni Paesi c’è un ceto medio con una certa disponibilità economica che cresce) – allarga la riflessione allo stato di salute della moda italiana nel mondo: «Intanto queste aggregazioni guardano sicuramente più all’estero che al mercato domestico. Si partirà probabilmente da un negozio a Milano per poi svilupparsi sui mercati strategici all’estero. Blumarine è un brand molto conosciuto a livello internazionale, mentre in Italia oggi purtroppo è molto difficile fare investimenti, la contrazione dei consumi sta pesando molto sul comparto e in prospettiva non si intravedono segnali di miglioramento».

Ma cosa chiedono i clienti stranieri alla moda italiana? «Rispetto al passato – spiega Messori – non ci sono enormi differenze: da noi si aspettano stile e qualità ineccepibili e capacità di anticipare e dettare gli stili. Forse rispetto al passato chiedono più servizi: penso per esempio alla possibilità di noleggiare abiti, una tendenza che sta prendendo sempre più piede negli ultimi anni. L’apripista in Italia è stata Twinset. Prima si riteneva potesse essere sufficiente puntare tutto sulla qualità dei vestiti, adesso occorre calcare le orme del marketing americano, sul modello Rent The Runway, un magazzino enorme nel quale vengono gestiti 2mila capi l’ora, pronti per il noleggio».

Gianpaolo Annese