I nostri laureati sono i migliori in Europa

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Elio

Tavilla*

Trovo fuori luogo il gran risalto dato alla notizia di questi risultati e considero addirittura offensive le esternazioni di alcuni commissari. Intanto diciamo che per questi scritti sono state date solo 4 ore invece delle 8 normalmente concesse. Ora, se consideriamo che i tassi di superamento degli scritti sono tradizionalmente bassi (diciamo il 15%), la diminuzione del tempo concesso spiegherebbe anche il basso tasso di ammessi. Non voglio poi toccare il delicato tasto delle commissioni selezionate dal Csm, di cui pure si potrebbe dire qualcosa. Dico invece che i tre scritti dedicati al civile, al penale e all’amministrativo hanno senso se, come succedeva sino a qualche tempo fa, ci si limitava agli istituti fondamentali dell’ordinamento, non più quando, come oggi, si ricorre a temi molto specialistici, per cui azzeccare la prova diventa una lotteria. Quel che proprio non accetto è che per spiegare i risultati di una prova scritta, si ricorra allo stereotipo dei laureati ignoranti. I numeri ci dicono che i nostri laureati sono i migliori in Europa e nel mondo e questo perché, pur con tutte le difficoltà, reggono i fondamenti formativi dei licei e dei corsi di studio universitari. Che i nostri laureati in diritto siano in buona percentuale di ottimo livello ce lo dicono gli stessi magistrati, alcuni dei quali, contestando le dichiarazioni dei commissari, hanno ricordato come tra i tirocinanti degli uffici giudiziari ci siano laureati di altissimo profilo, magari gli stessi che poi vengono puniti nella lotteria delle prove scritte. Altra cosa, infine, è auspicare un percorso formativo universitario specifico per magistrati. L’università è pronta ad accogliere una riforma del genere, purché non si sacrifichino gli anni di formazione di base, altrimenti si alimenterebbe quella corsa alla specializzazione a tutti costi che, se troppo anticipata, produrrebbe esiti disastrosi!

*Direttore Giurisprudenza