"I ragazzi sfogano la rabbia con la violenza"

Baby gang scatenate al Novi Sad, nelle chat degli studenti scorrono video di risse e insulti. Lo psicologo: "Aumenta la fragilità"

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di Valentina Reggiani

Lo butta a terra e, con una violenza impressionante, gli sferra una lunga raffica di pugni sul volto. Dopo di che, mentre il gruppo chiede che qualcuno lo fermi, lo trascina per i capelli sull’erba fino a che un amico della vittima non interviene a sua volta, aggredendolo. Scene di ordinaria violenza mentre altri membri delle gang riprendono ‘la sfida’. Tutto avviene al Novi Sad che in questi mesi si è trasformato spesso, purtroppo, in un ring. Difficile dimenticare infatti il video choc diventato virale che ritrae ragazzine intente a pestare a sangue un’altra studentessa nei bagni dell’area verde, le note bulle della gang Daisan. La violenza, insomma, dai parchi scorre in rete e alimenta altra violenza. Non sono di Modena, infatti, i due ragazzi che hanno pestato un minore lungo la strada, su un marciapiede e di cui abbiamo dato notizia: il video, girato in un altra città, viene però utilizzato dai tanti studenti delle ’nostre’ superiori come strumento di emulazione. Ma tornando all’ultimo video girato al Novi Sad, al termine del filmato che in questi giorni ‘impazza’ sulle chat degli studenti emerge chiaramente come un membro del gruppo utilizzi le stampelle per picchiare il rivale mentre, per cercare di sedare la lite, ‘si buttano in mezzo’ anche alcune ragazze, tra cui la proprietaria delle stampelle.

"C’è un grosso problema di rabbia che alcuni ragazzi sfogano purtroppo in questo modo – afferma Marco Zanoli, psicologo collaboratore della Città dei Ragazzi a Modena e consulente del Tribunale – è un fenomeno molto nuovo e immagino che il lockdown abbia influito, ma è ancora difficile capire come e quanto. Poi c’è il discorso delle seconde generazioni che da sempre vivono un problema di integrazione forte: una scissione ‘interiore’ tra il sentirsi italiani e la necessità di rivendicare la propria cultura d’origine. Quel che noto – spiega Zanoli – è un aumento di aggressività anche nelle ragazzine: ed era un fenomeno raro fino a qualche tempo fa. Quest’anno ho assistito a situazioni di grande fragilità non solo in termini di aggressività ma anche in termini di sofferenza psichica. Mi riferisco alle scuole, dove in questo periodo si avverte una grande stanchezza: questo è stato il primo anno intero in classe e gli studenti sono stremati perchè non sono più abituati a fare un anno intero seduti a un banco. Sono tutti molto sofferenti – commenta ancora l’esperto - per questo abbiamo attivato sportelli di ascolto nelle classi e abbiamo organizzato laboratori sull’aggressività, sulla gestione della rabbia. Il mio consiglio – conclude - è quello di costruire percorsi strutturati: una continuità tra scuola e attività extrascolastiche ad esempio per ottenere confronti sociali in una struttura di regole che conduca i ragazzi al rispetto reciproco e alla conoscenza. Gli attori coinvolti sono le famiglie ma anche le scuole, gli allenatori ad esempio. Non dimentichiamoci poi che i social rappresentano un campo di battaglia per l’aggressività. Prima era tutto molto ‘virtuale’ mentre ora ciò a cui i giovani assistono sfocia in episodi di scontro reali".