I 'Rulli Frulli' stupiscono ancora: "Qui la diversità diventa ricchezza"

Finale, inaugurata la nuova sede della banda che ha reso omaggio a Mattarella con un’esecuzione speciale. Il direttore Alberghini: "Siamo dei grandi sognatori, ma mai avremmo pensato di averla con noi"

Nuove di zecca le magliette a righe bianche e blu dei Rulli Frulli, marinai della musica: le hanno cucite per loro le bravissime ‘Manigolde’ della sartoria sociale. Del resto, se arriva il presidente della Repubblica, devi indossare l’abito della festa. E tutta nuova la loro ‘casa’, la stazione delle autocorriere che, da luogo disadorno e dimenticato, ora è sala prove, auditorium, laboratorio per ragazzi diversamente abili e perfino bar. Un posto accogliente, aperto, inclusivo, proprio come la banda. Più che il ricordo del decennale del sisma, quella di ieri mattina a Finale è stata la celebrazione di una rinascita. E il presidente Mattarella è arrivato proprio per salutare questo nuovo inizio: "Dieci anni fa i Rulli Frulli erano un esperimento, ora sono una realtà di successo", ha detto.

Già a metà mattina alla stazione l’atmosfera era più che frizzante. Via via, hanno cominciato a radunarsi tantissimi finalesi: fra loro l’attuale giunta comunale e anche ex amministratori come Fernando Ferioli, il sindaco dei tempi del terremoto, i genitori dei Rulli Frulli e dei Rulli Frullini (i ‘pulcini’ del gruppo), gli sponsor che hanno sostenuto l’importante ristrutturazione. Una grande famiglia.

E quando poi sono arrivati due eleganti corazzieri, immediatamente sono stati ‘attorniati’ da una miriade di Rulli e Rullini incuriositi. Il presidente si è affacciato alla stazione una ventina di minuti dopo mezzogiorno, accolto dall’inno di Mameli, in una versione scandita dalle percussioni dei Rulli Frulli e affidata alla voce dolcissima ed emozionata di Paola Andrea Viaggi. "Signor presidente, noi siamo dei grandi sognatori, ma mai avremmo pensato di averla con noi – lo ha salutato Federico Alberghini, direttore dei Rulli Frulli –. Questa stazione sarà un luogo in cui la diversità diventa ricchezza".

"La sua visita ci rende orgogliosi e ci sprona nell’impegno quotidiano al servizio della comunità", ha aggiunto il sindaco Claudio Poletti. Mentre Stefano Bonaccini, presidente della Regione, ha ricordato come integrazione sia il contrario di disintegrazione: "Noi vogliamo che perfino l’ultimo della fila sappia che anche lui può tagliare il traguardo". E ha ringraziato anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi (presente alla cerimonia) per l’impegno profuso nei mesi del terremoto, quando era assessore regionale: "Nessun ragazzo ha perso un solo giorno di scuola".

Semplice, essenziale e contemporaneamente solenne il messaggio che il presidente Mattarella ha dedicato a Finale. "Voglio dirvi grazie per quello che avete fatto in questi anni per cancellare una ferita così grave, che rimane ancora nell’animo, nel ricordo e nelle impressioni di tutti coloro che l’hanno avvertita – ha rimarcato –. Quella ferita è cancellata da quanto avvenuto di ricostruzione, solidarietà e impegno".

Ha ribadito di essere arrivato qui proprio per dire ‘grazie’, un grazie sincero, "e il mio apprezzamento per come avete potuto reagire al terremoto e per i risultati conseguiti". E ha quindi avuto parole d’oro per i Rulli Frulli: "Vi ringrazio molto per questo inno nazionale ben eseguito. Sono una realtà irrobustita dai Rulli Frullini, e faccio loro i miei auguri".

A Laura Vergnanini, anche lei colonna dei Rulli Frulli, il compito di tagliare il nastro. Il presidente è stato quindi accompagnato in una visita d’onore alla stazione. I ragazzi di Astronave Lab gli hanno regalato un quadretto, realizzato da loro, con una barchetta nella cornice di una cartina dell’Italia. E Federico Alberghini gli ha poi consegnato un omaggio speciale: la maglietta dei Rulli Frulli con il cognome "Mattarella". Come già era accaduto per Papa Francesco, anche il Capo dello Stato ora è ufficialmente uno della banda. Quella banda che ancora una volta ha saputo suonare più forte: più forte del terremoto, più forte della pandemia, più forte di ogni paura. Aprendosi al futuro.