Il biomedicale a Roma protesta contro il payback

Tante aziende, piccole e grandi, hanno manifestato davanti al ministero. Cna: "Provvedimento iniquo". Confcommercio: "Così il comparto è a rischio".

Il biomedicale a Roma  protesta contro il payback

Il biomedicale a Roma protesta contro il payback

Tante aziende del distretto biomedicale, dalle piccole aderenti a Fifo Sanità Confcommercio e Pmi Sanità, alle grandi come BBraun, ieri hanno trasferito a Roma al ministero della Salute la loro contestazione al payback sanitario, il meccanismo che obbliga le aziende produttrici e distributrici di dispositivi medici a concorrere al ripiano dei deficit della sanità accumulati dalle regioni tra il 2015 e il 2018. "Imprese chiuse per un giorno – ha dichiarato Massimo Riem, presidente Fifo Sanità Confcommercio – per protestare contro quella che abbiamo definito una norma vessatoria. Il Governo continua a non ascoltare il nostro grido d’allarme". Erano centinaia gli imprenditori e dipendenti convenuti ieri a Roma, dando voce agli oltre 100mila addetti ai lavori del comparto, molti dei quali si raccolgono nell’area del distretto biomedicale di Mirandola, il più fiorente in ambito nazionale con oltre 500 aziende e 10mila addetti. In base a calcoli degli esperti la quota parte di "buco" della sanità delle regioni tra il periodo 2015-218 a carico delle imprese ammonterebbe a 2,2 miliardi. Secondo l’ultima proposta di mediazione del governo alle aziende verrebbe chiesto di "sborsare" 1,1 miliardi. In cambio, però, si chiede di rinunciare alla lunga serie di ricorsi già presentati ai Tar, anche se la norma risalente al 2015, non eliminerebbe la compartecipazione delle aziende ai deficit delle regioni per gli anni successivi al 2018. "E’ sotto gli occhi di tutti l’iniquità di un provvedimento – dicono da Cna Modena – che, a distanza di molti anni, con bilanci già chiusi e depositati, prevede il versamento di vere e proprie penali non imputabili alle aziende". E la rinuncia ai ricorsi oggi è uno scoglio insuperabile poiché "toglierebbe l’ultimo pilastro di protezione alle aziende". "La normativa – afferma Massimo Riem, presidente Fifo Sanità Confcommercio – rischia di mettere a repentaglio il comparto delle forniture dei dispositivi medici e l’assistenza sanitaria pubblica. Molte imprese si troveranno costrette a chiudere, causando l’interruzione delle forniture. Mancheranno stent, valvole cardiache e dispositivi salvavita". Lo scenario descritto è preoccupante, ma i timori per le conseguenze sono concreti e toccano trasversalmente tutte le imprese, soprattutto quelle che hanno maggiormente rifornito Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Lazio, le più indebitate su piano della sanità. "Oscena la legge. Osceni i decreti che l’hanno messa in opera e oscena la richiesta del governo di venirci incontro purché noi rinunciamo al nostro diritto di fare opposizione al Tar" è il riassunto che ne fa una voce autorevole come quella dell’ex presidente di Assomedica Stefano Rimondi di Aferetica di Mirandola.

Alberto Greco