"Il Braglia è moderno e ancora molto bello"

L’architetto Massimo Majowiecki, uno dei professionisti che progettò l’impianto: "Ha un record mondiale, è il meno costoso che esiste"

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di Stefano Luppi

"Lo stadio Braglia, se servisse per la serie A del Modena calcio, andrebbe ingrandito perché così com’è non otterrebbe i permessi per utilizzarlo dagli organismi del calcio. Comunque l’impianto è un gioiellino ed è costato pochissimo realizzarlo". A dirlo è Massimo Majowiecki, uno dei principali progettisti italiani e docente universitario che ieri, invitato dagli Ordini modenesi degli ingegneri e degli architetti, ha tenuto una lezione per gli studenti del Tecnopolo di via Vivarelli (con lui i presidenti degli ordini Gabriele Giacobazzi e Sofia Cattinari). Majowiecki ha progettato stadi in mezzo mondo, Africa compresa e in Italia il suo studio bolognese ha realizzato con altri autori pochi anni fa l’Allianz Stadium della Juventus. A Modena ha firmato inoltre la copertura del Palapanini e il ponte che a Sassuolo transita sul Secchia.

Professore, si sa bene che se al Modena calcio di Carlo Rivetti riuscisse il colpaccio della massima serie il Braglia sarebbe troppo piccolo. Che fare?

"Intanto va detto che lo stadio di Modena, del quale nel 2004 abbiamo realizzato la copertura, la progettazione strutturale ed architettonica preliminare, definitiva ed esecutiva con i lavori susseguenti, ha un record mondiale. E’ l’impianto per il calcio meno costoso che ci sia: sono circa 500 euro a spettatore visto che tiene poco più di 20mila persone e costò poco meno di 11 milioni di euro. Tenga presente che il Braglia è uno stadio bello, moderno e che quelli belli e moderni in giro per il mondo hanno un costo pro capite di circa 5mila euro, quelli inglesi addirittura di 10mila euro. In effetti così non potrebbe però vedere disputate gare di serie A, occorrerebbe nel caso arrivare a 30-35mila posti".

E si potrebbe fare?

"Certo che si potrebbe ingrandire anche se ovviamente occorrerebbe rifare le strutture, smontare delle parti. Le strutture che realizzammo quasi venti anni fa sono costituite da pilastri metallici di forma tubolare su cui sono fissate travi a sezione variabile, su cui sono disposte le sedi di sostegno dei gradini prefabbricati. Alle travi superiori e inferiori sono inoltre collegate travi a sciabola che sorreggono il tetto, anch’esse costituite da piastre saldate a formare un tratto curvilineo di altezza variabile. La copertura è realizzata collegando lamiere ed è garantita l’impermeabilità tramite un complesso sistema".

Lei ha progettato anche il ponte sul Secchia.

"Sì, nel 2007-2009 per conto della Provincia facemmo la progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva strutturale ed architettonica per circa un milione di euro. Intervenimmo, molto tempo fa, anche sullo storico Palapanini, un tempio dello sport modenese, lavorando soprattutto alle travi del tetto che vennero realizzate a terra e poi innalzate. A Modena lavorammo anche sulle strutture dell’Ippodromo, in quel caso insieme a colleghi architetti".

A cosa sta lavorando ora principalmente?

"A Bologna abbiamo ristrutturato di recente il museo di Palazzo Pepoli mentre progettiamo la sede del Tecnopolo nell’area Nervi, vicino alla Fiera, nel luogo dove sarà installato il quinto più potente calcolatore del mondo. Ma tengo a un’altra cosa anche se non è un progetto".

Cosa?

"Noi ingegneri siamo cultori della materia per quanto riguarda il ponte sullo Stretto di Messina di cui si parla da decenni. Sarebbe molto meglio, secondo me, pensare invece del treno a un trasporto shuttle per le persone, sistema che peraltro avrebbe rispetto ai binari un costo inferiore del 30%".

Cosa ha detto agli studenti modenesi?

"Gli ho detto che siamo sempre un po’ esterofili, celebriamo gli autori stranieri e poco i progettisti italiani. Gli ingegneri? Ne mancano, sono pagati poco, nonostante sia una professione in cui occorre studiare tanto e ci sono molte responsabilità".