Il Carpigate si riduce a un indagato

PERDE altri due pezzi, il Carpigate. E da maxi inchiesta con 22 indagati - che ipotizzava un «malcostume» nell’assegnazione degli appalti in città con gente che tramava da palazzo Pio a quello vescovile - si riduce a una indagine che ipotizza un tentativo di concussione da parte dell’ex vicesindaco Simone Morelli per piazzare il gazebo di un bar. Cosa grave, certo. E’ lui l’unico a rischiare il processo nell’ambito dell’operazione ‘Mangiafuoco’ dei carabinieri perché è di pochi giorni fa l’ulteriore richiesta di archiviazione del pm Claudia Natalini che ha deciso di non procedere contro Simone Ramella e Davide Langianni, accusati rispettivamente di frode nelle pubbliche forniture nella gestione della ‘Notte di fine estate’ e di falso nell’aggiudicazione della festa di Capodanno in piazza Martiri. Sarà il giudice a decidere se accogliere la duplice richiesta di archiviazione, che segue quella più corposa nella quale la pm aveva chiesto e ottenuto di archiviare le ipotesi di turbativa d’asta e voto di scambio che coinvolgevano varie persone, tra cui Morelli, gli stessi Ramella e Langianni e addirittura il vescovo dimissionario, Francesco Cavina. Con questa richiesta di archiviazione bis Ramella e Langianni - Gip permettendo - potrebbero essere definitivamente salvi. Ma non è escluso che il Comune di Carpi decida di opporsi.

In particolare Ramella era accusato di aver chiesto indebitamente, quale responsabile di Part Lab, soldi agli ambulanti che posizionavano le loro bancarelle per la notte bianca. Secondo i carabinieri eravamo davanti a una «vera e propria compravendita di spazi pubblici». Dall’interrogatorio di Ramella, però, è emerso che quei soldi Part Lab li chiedeva come contributo volontario per sostenere le spese dell’elettricista, chiamato a tirare i cavi per alimentare gli stand, e non per pagare l’elettricità, che invece era gratuita. «Queste somme erano chieste agli ambulanti che avevano bisogno di particolari allacciamenti – ha detto Ramella – servivano per pagare l’elettricista e, tra l’altro, non sono state consegnate a me». Ramella ha inoltre precisato che la disposizione delle bancarelle veniva decisa durante riunioni con il Comune. Il legale di Ramella, l’avvocato Domenico Giovanardi, ha poi presentato una memoria difensiva che comproverebbe quanto dichiarato dimostrando che quando nel 2017 il suo assistito incassò gli stessi contributi volontari, rendicontò le somme al Comune. Del resto nel capitolato l’amministrazione dava agli organizzatori carta bianca circa la gestione tecnica dell’evento, compresa l’impiantistica elettrica. Da qui la richiesta di archiviazione perché il fatto non sussiste.

LANGIANNI, 26 anni, legale rappresentante di Arpalice, era invece accusato di aver dichiarato falsamente il possesso dei requisiti per partecipare al bando del concerto di capodanno. Il suo avvocato, Roberto Chiossi, ha però presentato al pm la documentazione relativa ai lavori eseguiti da Arpalice per il Comune di Carpi dimostrando che Langianni aveva le carte in regola. Il ragazzo avrebbe mal interpretato il requisito secondo il quale per partecipare al bando era necessario aver effettuato negli ultimi due anni solari eventi analoghi, conteggiando il periodo dall’autunno 2016 anziché da gennaio. Un errore interpretativo della parola ‘solare’, non doloso, per il quale viene chiesta l’archiviazione perché il fatto non costituisce reato.