Il Cimone ’congelato’: "Regole assurde"

Piste da sci chiuse fino al 6, sconforto nei paesi dell’Appennino. Gli albergatori: "A Natale e Capodanno non verrà nessuno"

Un gruppo di sciatori sulle piste

Un gruppo di sciatori sulle piste

di Walter Bellisi

"I problemi sono già tanti per gli impianti sciistici chiusi e adesso arrivano restrizioni dal 21 dicembre. Un’altra mazzata". È un pianto corale, misto a rabbia e incomprensione, quello dei titolari di attività ricettive, e non solo, dei paesi all’ombra del Cimone, dove la neve è arrivata, le piste da sci e gli impianti sono pronti, ma non è permesso sciare. Una situazione che risulta difficile da comprendere da chi sperava in un poco di linfa per il bilancio 2020. Le regole a cui dovranno attenersi gli albergatori per il Natale e il Capodanno fanno molto discutere. "Ci hanno posto dei paletti per non concederci i ristori – accusa Matteo Baisi, dell’Hotel Firenze di Fanano, gestito dalla famiglia Baisi De Tofoli –. I clienti non vengono su, restano a casa il 25 e il 26 dicembre e per l’ultimo dell’anno a causa delle nuove disposizioni. Noi saremo aperti, sappiamo che fattureremo il 15 - 20 per cento di quanto facevamo in passato, se andrà bene. In Italia gli alberghi, in media, sono a tre stelle con camere standard, classiche, senza spazi sufficienti per aggiungerci un tavolo dove consumare il cenone. I legislatori pretendono che dopo aver cenato in camera, i clienti vadano a letto? Scenderanno senz’altro, gireranno per l’albergo, tanto valeva permettere la cena nel ristorante sottostando a precise regole per evitare l’assembramento. Noi abbiamo camere nuove, con spazi, vedremo…". Al Rifugio Ninfa, al Lago della Ninfa, gestito da Elena e Monica, per invogliare la clientela a salire verranno proposte ciaspolate al mattino e al pomeriggio. Cosa che farà anche Stefano Protti, titolare di un noleggio sci a Pian del Falco e uno a Passo del Lupo. "A Passo del Lupo terremo chiuso, sarebbe inutile aprire perché gli impianti sono chiusi – dice –. A Pian del Falco, dove abbiamo anche la vendita e il noleggio delle ciaspole e di accessori, proviamo a tenere aperto. Punteremo sulle ciaspole proponendo escursioni. Speriamo che qualcuno venga". Anche Paola, gestore dell’Albergo Rifugio Calvanella a Pian del Falco è molto critica con le recentissime disposizioni per contenere l’espandersi della pandemia: "Speriamo di lavorare un poco con il bar e il ristorante, ma senza le piste aperte sarà un disastro. Peccato per questa situazione, abbiamo più di mezzo metro di neve. Speriamo che con la ’zona gialla’ qualcuno venga su". "Alberghi aperti e impianti chiusi, è un controsenso. La cena di capodanno in camera? Lasciamo perdere". È categorica Silvia Mazzieri, dell’Hotel Mazzieri alle Piane di Mocogno. "Soprattutto quassù vengono famiglie con bambini. Li immaginate fare il cenone in camera? Io piuttosto resterei a Modena e verrei su il 2 gennaio perché l’1 non ci si può muovere. Penso che avrebbe potuto essere dignitosa la cena nel ristorante, senza invitati e, alle 21, ristorante vuoto. Chi farà il cenone in camera? Nessuno". Luigi Quattrini, presedente regionale Federfuni, parla di "catastrofe totale" per le stazioni sciistiche. "Veniamo dalla stagione 2019 – 2020 negativa, all’inizio con pochissima neve e poi chiusi per il lookdown. Nel comprensorio del Cimone c’è stata una perdita di milioni di euro, sia per noi come impianti che per l’indotto. Ed ora, impianti chiusi. Noi, una buona parte delle spese le abbiamo già fatte, abbiamo speso più di 400 mila euro per prepararci ad aprire. Speriamo che arrivino aiuti dallo stato e dalla regione, altrimenti…".