Il Cimone: "Si scia". Boom di proteste

Bufera sui social network: "Irresponsabili". Il presidente Magnani: "Il decreto non era ancora in Gazzetta, alle 13 abbiamo chiuso"

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Bufera sugli impianti sciistici del Cimone. Non di neve, ma di polemiche. A scatenarle è stata la decisione assunta ieri mattina dal Consorzio Cimone di aprire la struttura nonostante il decreto in tema di Coronavirus firmato nella notte dal presidente del Consiglio Conte. Fra i provvedimenti infatti figura la chiusura degli impianti sciistici. Eppure ieri mattina il comprensorio ha aperto agli sciatori, suscitando molte critiche sui social network. "Vergognatevi" quella che ricorre più spesso in riferimento ai responsabili del Consorzio Cimone. Alle critiche si sono aggiunte anche promesse di future defezioni dell’impianto: "Non metterò mai più piede lì". In un crescendo di rabbia e delusione, alle 13 gli impianti hanno chiuso, "fino al 3 aprile salvo variazioni del decreto". Sul punto interviene Luciano Magnani, presidente del Consorzio Cimone: "Fino a ieri mattina non avevamo ricevuto alcuna comunicazione. Il decreto è stato firmato dal presidente Conte nella notte ma non è operativo fino a quando non viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. E fino ad adesso (ieri alle 14, ndr) non ne ho visto alcuna traccia: un decreto Legge o un Decreto del Presidente del Consiglio entra in vigore nel momento in cui viene pubblicato e reso pubblico attraverso la Gazzetta Ufficiale nella sua completezza ed anche nella sua chiarezza. Per questo le singole aziende hanno ritenuto opportuno ognuna assumere decisioni autonome nel rispetto della titolarità della propria indipendenza e nel rispetto delle norme di legge. Quindi non solo abbiamo agito in buona fede ma anche nel pieno rispetto della legge".

Alle 10.30 Magnani ha ricevuto la comunicazione della Prefettura ed è stata disposta la chiusura degli impianti alle 13. "Concordiamo sul provvedimento per la tutela della salute dei cittadini – prosegue il presidente – ma non capiamo perché due stazioni a pochi chilometri da noi, come il Corno alle Scale e l’Abetone siano aperte. Tutti quelli che non sono venuti da noi sono andati là: un danno economico gravissimo. Nella sola giornata di oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo perso 100 mila euro e con queste limitazioni, da qui a Pasqua, perderemo tra gli 800mila e il milione di euro. Io ho semplicemente fatto il mio lavoro, non sono andato contro nessuno, non avendo visto nulla sulla Gazzetta Ufficiale. Sia ben chiaro –continua – che non vi è alcun motivo economico né di opportunità, ma solo il rispetto del complesso delle normative che regolano lo Stato italiano. Respingiamo quindi nel modo più assoluto ogni interpretazione personale e crediamo che siano assolutamente gratuite le critiche effettuate fino ad oggi in merito a qualsiasi decisione assunta, pur nel rispetto delle singole opinioni personali". Erano 730 le persone che avevano fatto lo skipass bi-giornaliero: "Come Consorzio abbiamo comunicato a tutti gli sciatori che hanno aderito all’offerta dei due giorni in questo week end, che conservando lo skipass avranno diritto ad un giornaliero omaggio da sfruttare alla riapertura o il prossimo anno".

Diversa la scelta fatta alle Piane di Mocogno: "Attenzione, nel rispetto delle normative, gli impianti sono chiusi". Critico il sindaco di Fanano, Stefano Muzzarelli: "E’ stato un grave errore, nonostante siano stati informati dai primi cittadini dei quattro comuni, hanno sottovalutato la situazione. Il decreto era valido subito dopo la firma: dovevano informarsi meglio e fare cabina di regia con i sindaci. Quest’anno sciistico è purtroppo iniziato molto male – prosegue Muzzarelli –. Questo aggiunge un danno di immagine e chiedo personalmente scusa ai turisti". Invoca la prudenza il primo cittadino di Sestola, Marco Bonucchi: "In momenti come questi, è doverosa la massima cautela. Capisco il danno economico, in una stagione andata molto male, e che prendere decisioni è sempre complicato, specie in questi frangenti, però era necessaria più attenzione. Anche perché l’immagine complessiva che ne esce non è positiva e la salute dei cittadini viene prima di tutto".

Maria Silvia Cabri