ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Il femminicidio di Correggio . Peter Pancaldi resta in carcere. L’accusa: omicidio volontario

Per il gip non ci sono i gravi indizi di colpevolezza rispetto alle tre aggravanti formulate dal pm. L’uomo, 45 anni, di Campogalliano ha ammesso di aver soffocato l’ex compagna Daniela Coman.

Per il gip non ci sono i gravi indizi di colpevolezza rispetto alle tre aggravanti formulate dal pm. L’uomo, 45 anni, di Campogalliano ha ammesso di aver soffocato l’ex compagna Daniela Coman.

Per il gip non ci sono i gravi indizi di colpevolezza rispetto alle tre aggravanti formulate dal pm. L’uomo, 45 anni, di Campogalliano ha ammesso di aver soffocato l’ex compagna Daniela Coman.

Per Peter Pancaldi il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere per l’ipotesi di reato di omicidio volontario dell’ex compagna Daniela Coman - di cui ha confessato l’uccisione avvenuta nella casa di Prato di Correggio -, ma sulla sussistenza delle tre aggravanti formulate dalla Procura non ha al momento ravvisato un quadro indiziario sufficientemente robusto. È la decisione presa ieri pomeriggio dal giudice delle indagini preliminari Matteo Gambarati che ha convalidato il fermo del 45enne. Al momento il gip ha ritenuto che non vi siano i gravi indizi di colpevolezza rispetto alle tre aggravanti formulate dalla Procura, cioè la premeditazione, il legame della relazione affettiva (che potrebbe essersi chiusa pochi giorni prima dell’omicidio) e sullo stalking a cui lui avrebbe sottoposto la donna poi uccisa. Intanto proseguono gli accertamenti preliminari dei carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Valentina Salvi, per fare piena luce sulle circostanze che hanno portato alla morte violenta della donna. Pancaldi, 45 anni, originario di Campogalliano, ha ammesso di aver soffocato la 48enne di origine rumena e residente a Sassuolo, tappandole naso e bocca con le mani. Secondo una prima ricostruzione accusatoria l’avrebbe attirata con l’inganno nella casa di Prato di Correggio dove convivevano. I due si erano da poco lasciati: un possibile movente emerso sarebbe che lui le attribuiva la colpa della rottura di una relazione che lui aveva con una donna che lo manteneva economicamente. Risulta che Pancaldi, al momento disoccupato, consumasse droga (cocaina e crack). Nell’udienza davanti al gip Pancaldi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Per lui il pm Salvi ha chiesto la custodia cautelare in carcere, domanda poi accolta dal giudice. L’avvocato difensore Annalisa Miglioli (studio Della Capanna), ora nominato di fiducia, ha sostenuto che a suo avviso non sussistano i pericoli di fuga e di reiterazione del reato, ma non ha chiesto misure cautelari più leggere perché al momento il suo assistito non ha la disponibilità di un alloggio. "A oggi l’ho trovato più tranquillo. In carcere ha ripreso il percorso col Sert", ha dichiarato a margine dell’udienza l’avvocato Miglioli, che al momento preferisce non entrare nei dettagli: "Siamo in una fase preliminare. Anche se a oggi potrei formulare riflessioni sulle aggravanti formulate dalla Procura, in ottica difensiva le riserverò per il prosieguo della vicenda giudiziaria. Attendiamo gli sviluppi delle indagini, esamineremo i fatti insieme al mio assistito e gli atti, poi faremo le valutazioni quando avremo contezza del quadro complessivo". La sorella della vittima, Leontina Chiparca, abita a Faenza ed è tutelata dall’avvocato Helmut Bartolini: "Sta soffrendo molto - commenta il legale -. Viveva lontano dalla vittima ma era in contatto con lei. Ora è preoccupata per il nipotino: nei giorni scorsi si è sentita con il padre del bambino ed era stata molto attiva nell’occuparsi della situazione". In aula anche gli avvocati Alessandra Innaro e Lorenza Cavazzuti, che tutelano il figlio della vittima, che ha 10 anni, e suo padre: "A oggi la tutela del minore è il nostro interesse prioritario - dichiarano i legali -. Ci riserviamo di conoscere meglio la posizione".