Il lavoro che produce idee sia riconosciuto

Non possiamo non partire dalla consolidata battuta: "Con cultura non si campa". Le stratosferiche aste di Sotheby’s e Christie’s sembrano confermare che caviale e manicaretti sono per pochi e in tempi per lo più posteriori. Siamo convinti che la società debba partire anche da qui per dare senso e ragioni alla vita dei propri componenti. Continuiamo a credere che il lavoro, non solo quello che produce cose, ma pure idee, sogni, qualità e bellezza, vada riconosciuto e preso in considerazione sempre più, perché giustifica e valorizza l’esistenza di tutti. Soprattutto oggi, guardando al passato, ai nostri centri storici, alle grandi architetture e ai borghi – insomma al tessuto antropizzato – al pari dell’ambiente naturale. La rivoluzione digitale, con i suoi molteplici risvolti, certamente può accentuare la potenzialità progettuale delle comunità, a tutte le latitudini. Naturalmente bisogna credere che ciò è determinante, nella logica del ’bene comune’, questo partendo da etica, coesione, co-partecipazione, sostenibilità. Per cui deve essere anche l’utopia per il mondo che verrà il motore per arricchire la qualità della nostra presenza, sotto tutti i profili, dagli esseri senza nome ai genii e protagonisti, senza escludere nessuno.

Giovanni Capucci